Tutto confermato, anche se la notizia è ghiotta per gli amanti dell’economia e soprattutto per tutte quelle persone che negli ultimi anni hanno fatto i conti con mutui (variabili) schizzati alle stelle: la Banca centrale europea ha deciso ieri di tagliare i tassi di interesse dello 0,25 (quello di riferimento passa dal 4,5% al 4,25%, quello sui depositi dal 4% al 3,75%). Uno degli effetti più immediati di questa decisione si vedrà, oltre che mutui, nei prestiti. Con i tassi di interesse più bassi, difatti il costo del denaro diminuisce, rendendo più economico per le famiglie e le imprese prendere in prestito i fondi. Insomma, quanto deciso dal Consiglio direttivo (provvedimento preso all’unanimità tranne che per un governatore) può essere considerato come un tentativo di stimolare l’economia dell’area euro in un momento di assoluta incertezza.
I numeri
Moderare il grado di restrizione dopo nove messi di tassi di interesse variati “è stata una cosa opportuna da fare in questo momento”, le parole della Presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, “sulla base di una valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria”. Altro motivo che ha spinto il Consiglio della Bce per l’abbassamento dei tassi, la fiducia che è cresciuta negli ultimi mesi sul percorso futuro dell’inflazione, ricordando che la decisione di ieri è frutto principalmente di due fasi: “La prima ha visto consistenti aumenti dei tassi mentre la seconda una pausa da settembre 2023”. Entrando nello specifico, Lagarde ha spiegato che nella prima fase c’è stato un robusto aumento del costo del denaro con 10 rialzi consecutivi da luglio 2022 a settembre 2023, “poi è iniziata fase di attesa fino a oggi e se guardo indietro a queste fasi, abbiamo ridotto in ogni fase l’inflazione della metà”. In soldoni, l’inflazione è passata dal picco di ottobre 2022, quando era al 10,6%, al 5,2% di settembre 2023, al 2,6% di oggi.
“Dipendiamo dai dati”
Lagarde ha comunque tenuto a precisare che si è ancora in una fase di politica monetaria restrittiva: “Siamo ancora lontani dal tasso neutrale”, ha ammonito, ricordando che la strada per il taglio dei tassi sarà comunque accidentata: “Alcuni ostacoli li possiamo anticipare, ma altri possono arrivare a sorpresa. Altri possono essere anticipati ma, magari, la loro portata è più grande del previsto”. Insomma, il taglio dei tassi deciso ieri è avvenuto in base alla solidità e attendibilità” delle proiezioni ma, ha ricordatoLagarde, “continueremo a dipendere dai dati e le decisioni saranno prese di riunione in riunione”.
Comunque la notizia di ieri è stata presa con grande giubilo dal Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che ha parlato di una decisione attesa, opportuna, coerente con la situazione attuale e, guardando gli ottimi dati di riduzione dell’inflazione in Italia, ben al di sotto della media dell’area euro, anche doverosa. “Era ora. Auspichiamo che questo sia solo il primo passo in questa direzione”.
Intanto sempre ieri la Bce ha rivisto al rialzo le sue previsioni di crescita per l’economia dell’Eurozona nel 2024. Le nuove stime indicano una crescita del Prodotto interno lordo dello 0,9%, rispetto al +0,6% previsto nelle proiezioni dello scorso marzo. La Banca inoltre ha rialzato la sua stima sull’inflazione nell’area euro per il 2024, portandola al 2,5% dal 2,3% indicato a marzo, e per il 2025 portandola al 2,2% dal 2% indicato ad aprile. La stima rimane all’1,9% per il 2026.