Parlare male della sanità italiana oggi è come sparare sulla croce rossa.
Qualche anno fa fu sufficiente la caduta di un muretto millenario dopo una settimana di pioggia caduta su Pompei per cacciare a furor di popolo un Ministro.
Oggi cosa dovremmo fare del nostro apparato sanitario che si è fatto trovare impreparato nell’emergenza della pandemia virale e che continua ogni giorno a dare notizie inesatte e spesso contrastanti tra di loro tali da farlo ricoprire di ridicolo?
In verità che la situazione sanitaria prima o poi sarebbe precipitata e che avrebbe dimostrato tutti i suoi limiti era prevedibile e vi dico perché:
Il Servizio Sanitario Nazionale, invidiatoci dal mondo intero, vide la luce a dicembre del 1978 e qualche anno dopo un ventennio di gloria fu affidato alle regioni, grazie a Romano Prodi sotto il cui mandato di Presidente della Commissione Europea, dall’anno 1999 al 2004, fu avviata la circolazione monetaria dell’euro, 1° gennaio 2002, che di danni all’Italia non ne ha arrecati di pochi.
Ritornando alla Sanità, si pensò allora di ricoprire tutti i ruoli con i politici di secondo piano, quelli non eletti alle elezioni comunali e/o politiche, quasi tutti avevano scarsa per non dire alcuna conoscenza degli argomenti da affrontare.
Questo posso affermarlo con cognizione di causa perché all’epoca ebbi l’occasione di partecipare alla prima colazione di lavoro dei neo eletti assessori regionali, post approvazione dell’art. V della costituzione in tema di sanità regionale, in quanto a Roma insieme ad un mio collega di studi, figlio dell’assessore alla Sanità della mia regione.
Per noi giovani studenti, abituati a mangiare alla mensa, non parve vero quel giorno essere invitati a pranzare in quel ristorante alla moda, se non sbaglio era il Commodore, situato nei pressi del laghetto dell’EUR a Roma.
Tra una portata e l’altra ebbi modo di conversare con alcuni neo Assessori e in particolare fui colpito da quello delle Regione Marche che da buon cacciatore si vantava della sua doppietta che riusciva a impallinare un passerotto anche a 100 metri di distanza.
Molto simpatico mi sembrò il rappresentante della Sardegna che innamoratissimo del credo già scudettato Cagliari, elogiava le doti realizzative del grandissimo Gigi Riva.
Ma la figura che mi colpì maggiormente per le sue affermazioni, fu l’assessore della mia regione, padre del mio compagno di studi che era l’unico, in quanto Biologo, che aveva un minimo di attinenza con il nuovo incarico; in quanto Direttore dell’ufficio Igiene e Profilassi fece subito una proposta in campo sanitario “Poiché anche io sono un primario nel mio settore, equiparerò il mio stipendio a quello di un primario ospedaliero che guadagna attualmente più di me”.
A quel punto mi fu chiaro che, data la manifesta incompetenza dei rappresentanti regionali, non avremmo avuto grandi risultati in ambito sanitario e credo che proprio da allora siano iniziati i vari problemi che ci hanno portato alla disastrosa situazione attuale. Nelle strutture Pubbliche più personale impiegatizio che Medico o paramedico, spese folli e spesso inutili, bilanci perennemente in rosso, questo perché è venuto a mancare il controllo dello Stato e si è affidata la Sanità a persone poco competenti.
Lo Stato dovrebbe dare delle direttive di massima e verificare nel tempo i risultati ottenuti: Programmare un giusto numero di posti letto per ogni regione, un adeguato numero di personale sanitario ed impiegatizio per ogni struttura pubblica, dare dei limiti di spesa per l’acquisto di materiali ed attrezzature indicando un costo minimo e massimo di spesa per ogni fornitura e così via.
Lo stato ha perso ormai da tempo la supremazia rispetto alla Sanità privata con la quale sarebbe opportuno che si aprissero delle trattative per evitare doppioni che penalizzano i cittadini offrendo dei servizi di scarsa qualità e spesso a costi esagerati.
Per far ritornare le redini della Sanità nelle mani dello Stato e importantissimo che al più presto si organizzino incontri e riunioni con politici Illuminati, se ce ne sono ancora, persone esperte competenti nel settore sanitario e che in tempi brevi possano gettare le basi per la rinascita di una Sanità Pubblica ben amministrata e ben condotta nell’interesse della salute di tutti i cittadini.