E’ il ministro della Difesa Yoav Gallant che rivela la tattica israeliana: “tutti i negoziati con Hamas avverranno solo sotto il fuoco”. Significa che finché non sarà firmato un accordo la guerra innescata da Hamas non avrà fine e non ci saranno tregue. I miliziani palestinesi rispondono che “senza la fine della guerra non ci sarà accordo” e i negoziatori non riescono a sciogliere i nodi, nonostante la proposta di pace del Presidente americano, Joe Biden. In questi giorni, poi, c’è stata un’intensificazione dei bombardamenti, da una parte e dall’altra, sulla frontiera libanese: “gli attacchi dell’Idf sono visibili su ogni fronte – ha detto il ministro israeliano –. Andremo avanti e logoreremo il nemico”. Tensioni e guerriglia anche a Gerusalemme dove durante la “marcia delle Bandiere”, l’evento che accompagna il “Jerusalem Day”, manifestati nazionalisti hanno scandito slogan anti-islamici, aggredito giornalisti che filmavano gli scontri e costretto la polizia a intervenire più volte. Giovani religiosi nazionalisti hanno lanciato pietre e attaccato i residenti arabi locali. Si stima che ci fossero 20.000 persone e oltre 3.000 poliziotti. Il Jerusalem day celebra la conquista di Gerusalemme est, della Città Vecchia e di molti luoghi sacri per ebrei, cristiani e musulmani al termine della Guerra dei sei giorni del 1967.
Trattative riprese, ma sdoppiate
Il ministro della sicurezza nazionale e leader di destra radicale Itamar Ben Gvir proprio sulla marcia aveva sottolineato già il giorno prima: “il Monte del Tempio (la Spianata delle Moschee, ndr) e Gerusalemme sono nostri. Dobbiamo colpirli dove è più importante per loro”, aveva detto. “Marceremo verso la Porta di Damasco e andremo al Monte del Tempio nonostante loro”. Gli scontri durante la “Marcia” hanno anche offuscato le trattative riprese sdoppiate tra il Cairo e Doha. L’Egitto aveva chiesto a tutte le fazioni palestinesi di partecipare e tutte hanno risposto, mentre in Qatar è arrivato il direttore della Cia, William Burns.
Escalation sul fronte libico
Invece sul confine libico lo scontro tra Israele e Hezbollah, che si è sempre mantenuto a bassa tensione, ora rischia di esplodere. Il premier Netanyahu si dice pronto “a un’azione molto forte nel Nord. In un modo o nell’altro ripristineremo la sicurezza al nord del paese.” Il capo di stato maggiore dell’idf, Herzi Halevi, in visita al fronte Nord ha detto: “ci stiamo avvicinando al punto in cui devono essere prese decisioni. L’esercito è pronto per una guerra in Libano. Attacchiamo qui da otto mesi e Hezbollah sta pagando un prezzo molto, molto alto”
Beirut: attacco a ambasciata Usa
Da registrare che ieri c’è stato un attacco all’ambasciata americana in Libano. Il primo ministro libanese ad interim, Najib Mikati, ha fatto sapere che la situazione èstabile e che sono in corso indagini. Mikati ha avuto incontri con il ministro della Difesa e con il comandante dell’esercito. Secondo quanto riferito ufficialmente dall’esercito un uomo armato, identificato come cittadino siriano, ha sparato davanti alla sede diplomatica ed è rimasto ferito nello scontro a fuoco e poi arrestato. La motivazione non è chiara ma i media libanesi hanno pubblicato delle foto che sembrano mostrare un aggressore insanguinato che indossa un giubbotto nero con la scritta ‘Stato Islamico in arabo e le iniziali inglesi “IS”. I media locali riferiscono di uno scontro a fuoco con almeno un aggressore, durato quasi mezz’ora. Un video apparso sui social media mostra un uomo armato in un parcheggio di fronte all’ingresso dell’ambasciata che spara con quello che sembra essere un fucile d’assalto. L’ambasciata Usa ha dichiarato che l’attacco non ha causato vittime tra il personale e che le truppe libanesi e la sicurezza dell’ambasciata si sono mobilitate rapidamente.
Armi al fosforo e manipolazioni social
Infine notizie da organizzazioni internazionali e media. La prima sostiene che le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno utilizzato ”in modo diffuso” munizioni al fosforo bianco nei suoi attacchi oltre la frontiera nel sud del Libano. Lo ha affermato Human Rights Watch (Hrw) denunciando che questi attacchi stanno mettendo i ”civili in una situazione di grave rischio” e stanno aggravando l’ulteriore sfollamento della popolazione locale. L’altra è stata pubblicata dal New York Times e racconta che Israele ha organizzato e pagato lo scorso anno una campagna di influenza con messaggi pro-Israele indirizzati a legislatori e il pubblico americani per promuovere il sostegno alla guerra a Gaza. Il ministero degli affari della diaspora israeliano avrebbe destinato all’operazione 2 milioni di dollari e ha assunto Stoic, società di marketing politico, per condurre la campagna che conta su centinaia di account falsi su X, Facebook e Instagram.