sabato, 16 Novembre, 2024
Sanità

I medici: “Ci avessero ascoltati”

Oggi si contano quasi 90 decessi e il bollettino di guerra è destinato ad aumentare. È il tragico conteggio dell’emergenza da COVID-19 che sta mettendo a dura prova le strutture e gli operatori sanitari. Con un costo di sanitari contagiati e morti che finora non ha pari in altri Paesi. Su queste cifre e scenari infausti si innesca sia la critica di numerose sigle sindacali dei medici che ribadiscono di non “essere state ascoltate”, sia diverse proposte per ridare forza a un sistema in crisi. Inoltre i sindacati prevedono di attuare una giornata di protesta nazionale.

Le richieste sono presentate in una nota congiunta firmata da Anaao Assomed – Cimo-Fesmed – Aaroi-Emac – Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr) – Fvm Federazione Veterinari e Medici – Cisl Medici – Anpo-Ascoti-Fials Medici; dove tra l’altro si ricordano le difficilissime condizioni di lavoro, “che da oltre un mese operano in condizioni precarie esponendosi a rischi sempre più frequenti e il più delle volte a danno della loro stessa salute”. Il documento si apre sottolineando polemicamente gli appelli caduti nel vuoto.

“Le organizzazioni sindacali”, si legge nel documento, “hanno rivolto, dall’inizio della pandemia, numerosi appelli al Governo e al Parlamento affinché fossero accolte le loro istanze, tese innanzitutto alla sicurezza degli operatori. Non avendo ad oggi trovato la disponibilità ad una soluzione condivisa, in tempi certi e rapidi, ci troviamo costretti, nostro malgrado, a proclamare lo stato di agitazione delle categorie professionali rappresentate senza escludere, in assenza di soluzioni alle questioni sollevate, la proclamazione di una giornata di protesta nazionale da attuarsi in forma “virtuale”, (art.4, c. 3, lettera e) degli Accordi Nazionali), ossia garantendo, con senso di responsabilità, la regolare esecuzione della prestazione lavorativa”.

Queste le richieste dei sindacati, tra cui spicca al primo posto il “modificare il disposto di cui agli articoli 16 del Decreto Legge 17 marzo 2020, n. 18 e 34 del Decreto Legge 2 marzo 2020, n. 9, per garantire il rispetto delle norme previgenti nazionali e Comunitarie sui dispositivi di protezione individuale (DPI), assicurando agli operatori sanitari dispositivi almeno ffp2 per assistenza dei pazienti Covid-19 e ffp3 in corso di procedure invasive”. Come secondo punto c’è la richiesta di “modificare l’articolo 7 del Decreto Legge 9 marzo 2020, n. 14, che esclude gli  operatori sanitari, e dei  servizi pubblici essenziali, dall’applicazione della misura della quarantena con sorveglianza attiva nell’ipotesi di contatti stretti con casi confermati di malattia infettiva diffusiva, prevedendo sospensione della attività ed  obbligo di isolamento fiduciario per almeno 72 ore e rientro in servizio solo previa effettuazione di tampone che attesti la negatività al Sars-CoV-2, nonché  controlli diagnostici successivi”.

Al terzo punto i sindacati avanzano la richiesta più sensibile da punto di vista della responsabilità professionale, con il “limitare ai soli casi di dolo la responsabilità penale, civile amministrativa ed erariale degli esercenti le professioni sanitarie per eventi avversi verificatisi nel periodo dell’emergenza epidemica Covid-19”. C’è poi una parte economica “premiale”, quella di “erogare agli operatori impegnati nella emergenza epidemica un riconoscimento premiale pari al raddoppio del valore economico delle indennità di guardia, di reperibilità e del valore orario degli straordinari, ed  una specifica indennità di rischio biologico per l’intera durata dell’emergenza epidemica”. Anche sull’aumento degli organici il sindacato sollecita il governo a fare nuove assunzioni, “aumentare i contratti di formazione post laurea, autorizzando l’ulteriore spesa di 125 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021 e di 130 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022, 2023 e 2024, al fine di portare l’offerta formativa dagli attuali 9 mila a 14 mila contratti di formazione specialistica”.

Infine, sempre nel merito delle richieste di organico i sindacati chiedono di, “assumere specialisti con rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato attingendo da graduatorie esistenti o, in loro assenza, determinato, mediante avvisi pubblici con procedure semplificate, aperti  anche ai medici specializzandi iscritti al IV e V anno del corso di specializzazione, senza vincoli di assegnazione alle strutture della rete formativa, evitando contratti libero- professionali “usa e getta” e convertendo quelli già sottoscritti in contratti subordinati a tempo determinato”.

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