venerdì, 5 Luglio, 2024
Lavoro

Pmi manifatturiero: l’Europa cresce, l’Italia frena

Dati incoraggianti nell’eurozona, da noi il calo peggiore degli ultimi mesi

Il manifatturiero cresce in Europa, ma rallenta in Italia. Questi i risultati delle stime fatte da S&P Global in riferimento all’indice Hcob Pmi – Purchasing Managers’ IndexTm – dell’eurozona. I numeri parlano chiaro: ad aprile, nella Penisola, l’indice segnava 47,3 punti, mentre a maggio, il punteggio è calato a 45,6, segnando il peggioramento più rapido, per il settore manifatturiero nostrano, degli ultimi 5 mesi.
A incidere sul peggioramento italiano sono in particolare le contrazioni sui volumi degli ordini. Ciò ha portato a una serie di conseguenze. Con gli ordini in ribasso, il settore ha risposto con un taglio alla produzione, con conseguente diminuzione degli acquisti e un aumento dei tagli a livello occupazionale.

L’eurozona

Differente, invece, la situazione europea. L’indice segna che la produzione industriale è aumentata, in riferimento alle stime di maggio 2024, a 47,3 punti, rispetto al 45,7 di aprile, denotando il punteggio più elevato da marzo 2023. Nonostante si intraveda una contrazione, le stime di S&P Global fanno notare quanto questo risultato sia il migliore da 14 mesi, andando verso una stabilizzazione della produzione manifatturiera, anche se si è ancora al di sotto della cosiddetta ‘soglia di non cambiamento’ dei 50,0 punti, i quali sono la linea di termine sotto la quale si parla di calo e, oltre la quale, si può parlare di un aumento dell’attività industriale. Un’industria che sta migliorando a livello europeo, quindi, e che vede la Germania e la Francia ancora motori trainanti dell’economia Ue. I tedeschi possono vantare un aumento che va dai 42,5 punti di aprile ai 45,4 punti di maggio. Numeri che danno fiducia anche per i cugini d’oltralpe: per loro l’aumento va dai 43,3 ai 46,4. Bene anche Spagna e Paesi Bassi.

I motivi della crescita in Ue

Analizzando più da vicino i dati a disposizione, si può notare come, a maggio, si sia raggiunta quasi un consolidamento della produzione. Le aziende del manifatturiero hanno segnalato un calo negli ordini nuovi, in particolare al di fuori dell’eurozona, con la conseguente riduzione della produzione. Nonostante questo, la contrazione è stata la più lieve da due anni a questa parte.

Sul fronte del lavoro non eseguito, anche qui si è vista una diminuzione, dovuta, in particolare, dalla riduzione della domanda. Nonostante ciò, il calo è stato il minore da agosto 2022.

Occupazione in calo

Male in generale, invece, il comparto della manodopera, dove si evidenzia un aumento della disoccupazione anche per il prossimo anno. Malgrado ciò, le scorte sono risultate sufficienti, andando a coprire gli ordini di acquisto e, di conseguenza, contenendo il calo, il più basso da settembre 2022.
Per quanto riguarda le materie prime, sono migliorati i tempi di consegna ma i prezzi per l’acquisto segnano ribassi ancora troppo lievi, come si vede da marzo 2023. Anche i prezzi di fabbrica sono diminuiti.
Tutto ciò fa sì che il fronte degli imprenditori e produttori del settore sia ottimista, con livelli di visione positiva che non si vedevano da febbraio 2022.

Le parole di Cyrus de la Rubia

A pronunciarsi su questi dati anche il Capo economista dell’‘Hamburg Commercial Bank’, Cyrus de la Rubia. Per il manager questo potrebbe essere un periodo di svolta, andando verso un blocco del calo della produzione. Secondo Rubia “è incoraggiante che la fiducia sia salita a livelli che non si vedevano dal 2022”. Un po’ più cauto, invece, sul fattore occupazione: “Le imprese continuano a far calare i livelli occupazionali”, con un accenno sulle possibili conseguenze: “Il timore può riflettersi nel calo delle scorte dei prodotti pronti alla vendita. Questo indica che alcune aziende siano state sorprese dall’aumento della domanda a cui, però, o non hanno potuto o non hanno voluto rispondere aumentando la produzione”. Infine, il Capo economista ha accennato anche alla questione della Germania e dell’Italia: “I tedeschi presto potrebbero superare la concorrenza dell’eurozona, anche se gli indici dicono che il loro Pmi sia il più basso tra le quattro maggiori economie. A seguire c’è l’Italia, che era stata indicata in posizione migliore ma che, nell’ultimo periodo, ha visto peggiorare la sua situazione”.

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