Sono molto di più di tre milioni le donne italiane in età fertile affette da Endometriosi, la malattia che provoca non pochi disagi, tra cui non vanno sottovalutati quelli legati alle frequenti assenze dalle attività lavorative dovute ai numerosi disturbi ad essa collegati, coincidenti con il ciclo mestruale.
“Nella maggior parte dei casi si tratta di endometriosi infiltrante profonda ossia della forma piu’aggressiva di difficile diagnosi, non completamente rientranti nei dati epidemiologici indicati da fonti istituzionali dando così luogo ad una probabile sottostima della situazione”, ha sottolineato Mario Malzoni, coordinatore della Segreteria scientifica di Gynitaly24, il Congresso internazionale promosso in collaborazione con la AAGL (Società Americana di Chirurgia Mini-Invasiva), la ESGE (Società Europea di Endoscopia Ginecologica), la ISGE (Società Internazionale di Endoscopia Ginecologica) e la SEGi(Società Italiana di Endoscopia Ginecologica), in corso a Salerno in questi giorni con la partecipazione di oltre 900 ginecologici provenienti da più di 60 Paesi del Mondo e 80 faculty.
In una recentissima ricerca commissionata da Carrefour Italia e realizzata da SWG sul delicato tema e presentata al Senato della Repubblica alla presenza del senatore Andrea De Priamo, non a caso, viene evidenziato nell’approfondimento di SuperAbile di INAIL, infatti, che solo 1 donna su 4, tra i 35 e i 55 anni, con diagnosi di endometriosi, parla di aiuti economici e di azioni di sensibilizzazione all’interno delle aziende, che permettano di evitare pregiudizi sul posto di lavoro.
A questo si aggiunge che il 51% delle donne intervistate individua nello smart working una delle principali soluzioni da adottare per favorire l’inclusione lavorativa, mentre il 33% chiede più giorni di congedo retribuito e il 32% chiede azioni di informazione finalizzate a promuovere un accesso più tempestivo e appropriato ai percorsi specifici di diagnosi e cura.
Il 24% del campione, vorrebbe avere un aiuto economico per sostenere le spese mediche e il 23% richiede azioni di sensibilizzazione interna per evitare pregiudizi. Questo perché per il 76% delle intervistate l’endometriosi incide sulla stabilità psicologica ed emotiva e per il 61% sulle performance lavorative, per il 47% sulle possibilità di carriera e per il 41% sui rapporti con colleghi e colleghe.
Di fronte ad un problema di così vaste dimensioni occorre riflettere e prendere atto delle novità diagnostiche e terapeutiche venute fuori dal Congresso di Salerno tra cui è stata illustrata anche una particolare procedura, non chirurgica, tesa alla conservazione dell’utero nelle pazienti con adenomiosi diffusa grave (quando cioè la malattia Endometriosica si infiltra nella parete dell’utero).
Si tratta del trattamento con radiofrequenza, che attraverso una procedura non chirurgica può consentire di controllare l’evoluzione della malattia evitando in donne giovani in età riproduttiva l’asportazione dell’organo (isterectomia).
E’ stato illustrato poi un intervento assolutamente innovativo rispetto a quelli tradizionalmente in uso per la risoluzione chirurgica dell’Endometriosi. “Parliamo del NOSE, ha aggiunto Mario Malzoni, chairman di Gynitaly24, consistente nell’estrazione del retto sigma resecato, per via rettale anziché con tecnica mini-laparotomica. Il vantaggio non è solo di natura estetica ma anche nel recupero rapido postoperatorio con un miglioramento della qualità della vita e una ripresa normale di qualsiasi attività lavorativa. Ricorrendo anche in questi casi alla cosiddetta realtà aumentata, di cui si è discusso nel corso dell’evento di Salerno, si riesce ad ottenere una corretta pianificazione dell’intervento chirurgico, simulando le varie fasi prima della sala operatoria”.