“Punire e terrorizzare chi manifestava contro il neofascismo e in favore della democrazia”. Un obiettivo che non si fermava al mero terrore, ma mirava a destabilizzare la Repubblica e le sue istituzioni democratiche. Parole e pensieri del Capo dello Stato esternati ieri da Brescia, dove 50 anni fa avvenne l’attentato terroristico di matrice neofascista (a opera di Ordine nuovo) in piazza della Loggia: fu di 8 vittime e oltre 100 feriti il triste epilogo di quanto accadde il 28 maggio del 1974 (una bomba nascosta in un cestino portarifiuti fu fatta esplodere mentre era in corso una manifestazione indetta dai sindacati e dal Comitato Antifascista). Uno degli episodi più sanguinosi di sempre così come i tanti che si sono purtroppo succeduti tra la fine degli anni Sessanta e la metà degli Ottanta, “legati dall’unico filo dell’eversione nera”, le parole di Mattarella, “e tutte caratterizzate da una difficile ricerca della verità storica e giudiziaria, ostacolata da inaccettabili depistaggi, errori e inefficienze. Ma il desiderio di verità e giustizia non si è fermato”. Per la cronaca, su questa strage sono state aperte in tutto tre inchieste e sono stati condannati all’ergastolo il terrorista Carlo Maria Maggi (ritenuto il mandante) e Maurizio Tramonte (tra gli esecutori materiali).
Vittoria dello Stato
Il massacro di Brescia (così come altri episodi a esso riferibile) è spesso accompagnato dalla definizione di ‘strage di Stato’. Un concetto rigettato però da Mattarella tramite una riflessione semplice: “Era lo Stato democratico l’obiettivo dei terroristi e lo Stato democratico non si immedesima con complici, pavidi, corrotti o addirittura infiltrati in apparati al suo interno per cercare di corroderlo dall’interno”. Lo Stato, ha proseguito, si identifica con i magistrati, gli inquirenti e le forze dell’ordine che, “con fatica e tenacia, hanno condotto indagini e hanno raggiunto certezze su molti e fondamentali aspetti di quegli attentati”. E poi ha tuonato: “Complici e collusi non rappresentano lo Stato, ma una gravissima minaccia contro la Repubblica. Hanno tradito l’Italia. Hanno tramato nell’ombra contro il loro popolo e il loro Paese”. Nonostante ciò, per il Presidente, di fronte alla guerra violenta di opposti terrorismi – nero e rosso – che in quella stagione di sangue e di aspri conflitti internazionali provarono a rovesciare la Repubblica e la sua democrazia, “possiamo dire oggi, con certezza, che ha prevalso lo Stato, la Repubblica, il suo popolo, con i suoi autentici, leali servitori”. Dal nuovo filone d’inchiesta su piazza della Loggia potrebbero emergere nuovi tasselli: “Attendiamo con pazienza. A volte la risposta della giustizia può apparire lenta, e lo dico ai ragazzi. Ma va ricordato che essa rispetta le garanzie dello stato di diritto”.
In piazza e poi a teatro
Ieri il Presidente ha voluto omaggiare le vittime di uno degli attacchi più violenti allo Stato italiano, prima recandosi in piazza della Loggia (accolto da applausi e da inni a difesa della Costituzione) per deporre una corona di fiori davanti alla stele che ricorda i nomi dei morti e poi pronunciando un discorso all’interno del teatro Grande. Qui ha ripercorso alcune delle pagine più buie della storia del Paese, ricordando di come l’Italia è stata messa a dura prova da un periodo segnato da violenza portato a compimento dal terrorismo neofascista, ricordando l’oramai rinomata ‘strategia della tensione’. Dalla bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano al deragliamento del treno a Gioia Tauro, dall’attentato di Peteano all’esplosione alla Questura del capoluogo lombardo per arrivare alla strage più terribile: quella del 2 agosto del 1980, quando una bomba esplose nella stazione di Bologna causando 85 morti e più di 200 feriti. “Oggi la Repubblica italiana è Brescia, è piazza della Loggia, è questo teatro, con la presenza e il coinvolgimento di tante persone”, ha quindi aggiunto Mattarella che ha definito l’attentato come un “barbaro atto di terrorismo”.
L’omaggio alle vittime
Mattarella ha voluto personalmente ricordare i nomi delle vittime: Giulietta Banzi Bazoli, di 34 anni. Livia Bottardi Milani, 32 anni. Clementina Calzari Trebeschi, 31 anni. Alberto Trebeschi, suo marito, 37 anni. Euplo Natali, 69 anni. Luigi Pinto, 25 anni. Bartolomeo Talenti, 56 anni. Vittorio Zambarda, 60 anni. Tre donne e cinque uomini. Giovani, meno giovani, anziani. Quasi una rappresentanza della cittadinanza bresciana, nelle sue diverse generazioni. “Quante vite interrotte da quel gesto infame”, ha detto il Capo dello Stato. “Quanti sogni, quanti progetti per il futuro sottratto, quante speranze, quanti legami di affetto lacerati”. Desidero quest’oggi ricordare anche i familiari, il dolore, la compostezza, la forza d’animo, la sete di verità che esprimevano e che permangono tra noi, nonostante gli anni trascorsi”. Dunque, un vero elogio quello di Mattarella ai familiari delle vittime che con la loro associazione continuano a custodire e promuovere la memoria, continuando a battersi per ottenere giustizia: “Li ringrazio per questo impegno, esercitato tra mille ostacoli e fatiche, che ha dato un decisivo impulso alle inchieste e alla ricerca della verità”. Il modo per ricordare le vittime della strage è “respingere i predicatori di odio e rivendicare i principi della Costituzione, operando per la libertà e i diritti. L’Italia oggi abbraccia Brescia nel comune ricordo dei suoi martiri, che continuano a ricordare l’impegno per la pace e per la democrazia”.
Commemorazione alla Camera
Anche la Camera dei Deputati ha voluto commemorare ieri la strage di piazza della Loggia. Ma non sono mancate le polemiche per la mancata partecipazione dei rappresentanti del governo. Un comportamento inaccettabile e un oltraggio alla memoria delle vittime innocenti e alle loro famiglie. Il governo si scusi”, la nota del deputato Federico Fornaro, dell’ufficio di presidenza del gruppo Pd alla Camera. Per il numero uno del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte quanto accaduto a Brescia 50 anni fa “è una ferita mai cicatrizzata della nostra democrazia. Un ricordo che con il trascorrere del tempo si è fatto monito, affinché il Paese non cada più vittima dell’odio e di rigurgiti eversivi”. “La strage di piazza della Loggia, di matrice neofascista, fu un ulteriore tentativo di destabilizzazione del nostro Paese”, il pensiero della Vicepresidente della Camera Anna Ascani. Ha parlato invece di “una delle pagine più buie della storia della Repubblica” il Presidente della Camera Lorenzo Fontana”.