“La promessa di eliminare Israele sarà mantenuta. Vedremo il giorno in cui la Palestina passerà dal fiume al mare. La resistenza del popolo di Gaza ha impressionato il mondo, proteste nelle università degli Stati Uniti a sostegno della Palestina. Il popolo di Gaza ha sconfitto gli Stati Uniti, la Nato, la Gran Bretagna e altri Paesi”. Sono parole dell’ayatollah Ali Khamenei che conduce la preghiera dell’Iran per la morte del Presidente Raisi, del ministro Amir-Abdollahian e degli uomini che sono morti nell’incidente aereo del 20 maggio scorso. Alle funzioni religiose partecipa anche il leader di Hamas, Haniyeh, il quale si è detto “sicuro che l’Iran continuerà a sostenere la nazione palestinese con le sue politiche, le sue strategie e i suoi valori fino a quando la bandiera della vittoria non sarà innalzata sulla moschea di Al-Aqsa”.
Israeliani in Cisgiordania
Intanto l’offensiva “mirata” di Israele continua e ora il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha dato istruzioni per consentire agli israeliani di entrare in un’area della Cisgiordania del nord dove era stato loro vietato l’ingresso dal disimpegno del 2005, ordinato dall’allora premier Ariel Sharon. La mossa di Gallant fa seguito ad una mozione approvata alla Knesset lo scorso anno che annulla quegli ordini. A Sud, la pressione su Rafah, ha provocato la reazione dell’Egitto che si è detto “irremovibile nella sua opposizione a qualsiasi coinvolgimento israeliano nella gestione del valico.” Mentre continuano le incursioni militari anche a Jenin.
Riconoscimento della Palestina
Sul fronte palestinese si prende atto con soddisfazione della decisione di Norvegia, Spagna e Irlanda di riconoscere lo Stato della Palestina. Anche la Slovenia ha annunciato che si unirà presto al riconoscimento. Il ministro degli Esteri norvegese Espen Barth Eide ha anche dichiarato che Oslo arresterà Benjamin Netanyahu se la Corte penale internazionale (Cpi) emetterà un mandato contro il premier israeliano e quest’ultimo entrasse in Norvegia. La presidenza dell’Autorità palestinese accoglie e ringrazia per la decisione. Abu Mazen ha parlato di “momento storico” per la Palestina. La Turchia plaude: “riteniamo che il riconoscimento della Palestina sia un requisito di diritto internazionale, giustizia e coscienza – si legge in una nota diffusa dal ministero degli Esteri di Ankara -. E’ un passo estremamente importante per ripristinare i diritti usurpati del popolo palestinese sotto occupazione e raggiungere lo status che la Palestina merita nella comunità internazionale”. Mentre il ministro francese Stéphane Séjourné ha dichiarato che pur non essendo “un tabù”, ora per il riconoscimento non è il momento giusto. Distinguo anche per il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani: “l’Italia è favorevole, ma è lo Stato palestinese che deve riconoscere Israele ed è Israele che deve riconoscere lo Stato palestinese. Inoltre uno Stato palestinese non dovrebbe essere guidato da Hamas”. L’annunciato riconoscimento della Palestina da parte di Irlanda, Spagna e Norvegia rappresenta “un premio a Nukhba, gli assassini e violentatori”, ha invece commentato il ministro israeliano della Sicurezza, e leader della destra radicale, Itamar Ben Gvir durante la sua prima visita al Monte del Tempio di Gerusalemme dall’inizio della guerra.
Sulla decisione dall’Aja
Mentre il procuratore generale di Israele Gali Baharav-Miara e il procuratore di Stato Amit Aisman hanno definito “senza basi” la richiesta del procuratore della Cpi Karim Khan di mandati di arresto nei confronti del premier Benyamin Netanyahu e del ministro della Difesa Yoav Gallant. I due maggiori magistrati israeliani hanno sostenuto di aver esaminato tutte le accuse di violazioni della legga da parte di Khan e che la Cpi non ha l’autorità di indagare e incriminare leader israeliani. “Le forze di sicurezza, inclusa l’Idf – ha detto in una nota congiunta – combattono la guerra nel pieno rispetto delle regole del diritto internazionale”.
Aiuti umanitari
Nessuno degli aiuti che sono stati scaricati dal molo temporaneo costruito dagli Usa al largo della costa di Gaza è stato ancora consegnato alla popolazione palestinese: lo ha ammesso il portavoce del Pentagono, Pat Ryder, spiegando che gli Stati Uniti stanno lavorando con Israele e le Nazioni Unite per stabilire “percorsi alternativi” per la consegna sicura delle 569 tonnellate di aiuti, dopo che folle di disperati hanno intercettato nel fine settimana i primi camion provenienti dal molo. Da ieri, ha riferito, si è cominciato a trasferire gli aiuti in magazzini, in attesa di distribuirli quando saranno risolti i problemi di sicurezza.
Ancora altri video
Le tv israeliane hanno trasmesso il video del rapimento delle 5 soldatesse israeliane rapite dal kibbutz di Nahal Oz il 7 ottobre la cui diffusione è stata autorizzata dal Forum delle famiglie degli ostaggi. Liri Elbag, Karina Ariev, Agam Berger, Daniela Gilboa e Naama Levy si notano mentre sono state appena catturate e sanguinanti. Vengono ammanettate, fatte sedere sotto minaccia delle armi, condotte su una jeep e portate nella Striscia. Una delle frasi ripetute dai terroristi di Hamasè “cani, vi schiacceremo tutti” e ancora “siete belle sioniste”.Le 5 sono ancora prigioniere a Gaza.