sabato, 22 Giugno, 2024
Esteri

Riprese le trattative, poche speranze. Israele e Iran, problemi interni

Washington Post: "Netanyahu rinuncia a operazione su larga scala a Rafah"

Israele continua ad avere problemi politici interni: ora il ministro Ben Gvir rilancia per contrastare l’ultimatum di Benny Gantz e chiede a Netanyahu di entrare nel Gabinetto di guerra. In una intervista al sito ortodosso Kikar Hashabbat, Ben Gvir ha detto di “non avere dubbi che Netanyahu glielo concederà”. Problemi interni anche in Iran dopo l’improvvisa morte del Presidente Ebrahim Raisi. Si è aperta la corsa alla successione, ma sono previste, il 28 giugno, anche le nuove elezioni che potrebbero aprire una fase di turbolenze interne. Al Cairo, invece, si sono riaperti i tavoli delle trattative: è arrivata anche una delegazione israeliana.

Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed Al-Ansari, ha però smorzato gli entusiasmi affermando che i colloqui per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi tra Israele e Hamas rimangono “vicini a una situazione di stallo”. Mentre secondo il Washington Post, Israele ha deciso di accantonare i piani per una grande offensiva contro Rafah e agirà in modo più limitato nella città del sud della Striscia di Gaza, dopo aver discusso con gli Stati Uniti sulla questione.

Bbc: detenuti palestinesi torturati

E nel frattempo l’esercito israeliano prosegue le operazioni militari, più o meno “mirate”, nella Striscia: sia a Jabalya, sia a Rafah, nel sud, sia nella zona centrale dell’enclave palestinese. Lo ha fatto sapere il portavoce militare, secondo cui a Jabalya i soldati hanno localizzato “un deposito di razzie di postazioni di lancio in una moschea”. Anche a Rafah proseguono le operazioni e sono stati uccisi “numerosi terroristi, localizzati razzi e equipaggiamento militare nell’area”. Nelle passate 24 ore – ha aggiunto la stessa fonte – sono stati colpiti e distrutti “circa 70 obiettivi terroristici” “inclusi depositi militari, infrastrutture, postazioni di lancio dei razzi e cellule terroristiche”. La televisione inglese Bbc ha denunciato il fatto di detenuti palestinesi che vengono regolarmente tenuti incatenati ai letti d’ospedale, bendati, a volte nudi, e costretti a indossare pannolini: una pratica che secondo un medico equivale a “tortura”.

Stop alla guerra

Stanchi della guerra anche gli israeliani: oltre 1.300 docenti e personale amministrativo delle istituzioni accademiche israeliane hanno firmato una petizione chiedendo al Governo di porre fine alla guerra a Gaza e di riportare a casa gli ostaggi. I firmatari hanno affermato che “i benefici derivanti dal proseguimento della guerra non sono chiari” e che essa “sta causando danni enormi ai civili di Gaza, fame e distruzione senza precedenti delle infrastrutture”, oltre a provocare “molte vittime israeliane, danni mentali a centinaia di migliaia di persone, enormi danni economici e un grave deterioramento dello stato di diritto”. Poi sembrano rivolgersi direttamente a Netanyahu: “il diritto all’autodifesa non garantisce il diritto di intraprendere una guerra senza un fine realistico o mirato alla sopravvivenza politica della leadership.” Quanto alla richiesta di mandato di cattura per crimini di guerra da parte dell’Aja per il premier e il ministro Gallant è proprio quest’ultimo che dice: “Israele non riconosce l’autorità della Corte.” Sul mandato è intervenuto anche il Presidente Joe Biden che ha definito uno “scandalo” la richiesta e ha anche negato che l’offensiva di Israele a Gaza sia un “genocidio”, difendendo lo Stato ebraico da una serie di cause legali internazionali.

Aiuti umanitari

L’esercito americano afferma che oltre 569 tonnellate di aiuti sono state consegnate a Gaza tramite un molo temporaneo che ha iniziato le operazioni pochi giorni fa. Gli aiuti sono stati donati da Stati Uniti, Regno Unito, Emirati Arabi Uniti, UE e altri, afferma il comando centrale degli Stati Uniti in una dichiarazione su X. “Il molo è una soluzione temporanea per aumentare l’assistenza umanitaria a Gaza per soddisfare i bisogni urgenti del popolo palestinese”, afferma Centcom. Il volume degli aiuti che ancora devono essere distribuiti è pari a circa 25 camion, sulla base dei precedenti carichi di assistenza portati nella Striscia.

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