mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Attualità

Il Papa: “Continuiamo a parlare di pace a chi vuole la guerra”

Nuovo appello alla messa di Pentecoste. A luglio il Segretario di Stato Parolin in Ucraina

“Continuiamo a parlare di pace a chi vuole la guerra”. Un nuovo accorato appello quello lanciato dal Papa nel corso dell’omelia della messa di Pentecoste, celebrata in Vaticano, dedicata ai conflitti in atto, da quello in Medioriente a quello in Ucraina. E a proposito di Kiev, notizia di ieri è che il Segretario di Stato Pietro Parolin il 21 sarà in Ucraina per partecipare al pellegrinaggio al Santuario Berdychiv. Dunque una domenica dedicata nuovamente al tema delle guerre, quella del Pontefice, che nell’Angelus pronunciato in piazza San Pietro, ha ribadito come lo Spirito Santo sia “autore dell’armonia, a partire da realtà differenti, anche contrastanti” e ha espresso la speranza che si crei l’unione tra le diverse confessioni del cristianesimo e che i potenti del mondo possano tornare al dialogo, così da porre fine ai conflitti”, con un particolare riferimento alla città di Charkiv, recentemente attaccata dai russi in Ucraina, e alla Terra Santa, dov’è in atto il conflitto israelo-palestinese, auspicando, a tal riguardo, che si raggiunga al più presto la pace.

Parlare di pace

Proseguendo, Papa Francesco ha esortato a continuare a parlare di pace nel mondo: “Non ci arrendiamo alla forza del mondo, ma continuiamo a parlare di pace a chi vuole la guerra, a parlare di perdono a chi semina vendetta, a parlare di accoglienza e solidarietà a chi sbarra le porte ed erige barriere, a parlare di vita a chi sceglie la morte, a parlare di rispetto a chi ama umiliare, insultare e scartare, a parlare di fedeltà a chi rifiuta ogni legame, confondendo la libertà con un individualismo superficiale, opaco e vuoto. Senza lasciarci intimorire dalle difficoltà, né dalle derisioni, né dalle opposizioni che, oggi come ieri, non mancano mai nella vita apostolica”.

Con il Vangelo andare oltre

Prima dell’Angelus, il Santo Padre ha presenziato alla messa che ricordava l’episodio in cui lo Spirito Santo discese su Maria e gli Apostoli, invitando i cristiani, in particolare oggi, “ad annunciare il Vangelo a tutti, andando sempre oltre, non solo in senso geografico, ma anche al di là delle barriere etniche e religiose, per una missione veramente universale”. Rivolto ai fedeli presenti, Francesco ha ricordato come un cristiano non si debba affidare alla prepotenza e alle imposizioni perché la sua forza risiede altrove, nello Spirito, e che “con l’energia che viene dalla fedeltà alla verità, che il Paracleto insegna ai nostri cuori e fa crescere in noi”.

La speranza e l’impegno

Nella conclusione della sua omelia, il Vescovo di Roma ha ribadito che non si deve smettere di avere speranza, che, nelle sue parole, “non è ottimismo”. Secondo il Pontefice “la speranza la si raffigura come un’àncora, lì, alla riva, e noi, aggrappati alla corda, verso la speranza. Abbiamo bisogno di speranza, abbiamo bisogno di alzare gli occhi su orizzonti di pace, di fratellanza, di giustizia e di solidarietà. È questa l’unica via della vita, non ce n’è un’altra. Certo, purtroppo, spesso non appare facile, anzi a tratti si presenta tortuosa e in salita. Ma noi sappiamo che non siamo soli: abbiamo questa sicurezza che con l’aiuto dello Spirito Santo, con i suoi doni, insieme possiamo percorrerla e renderla sempre più percorribile anche per gli altri”.

Nella conclusione della sua giornata, Francesco ha rivolto i suoi saluti ai pellegrini presenti in Vaticano, in particolare ha ringraziato i veronesi per l’accoglienza ricevuta in occasione della sua visita pastorale di sabato 18 maggio nella città scaligera, con uno speciale riferimento ai detenuti e al personale penitenziario del carcere della città veneta.

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