Estirpare alla radice ogni forma di intolleranza è essenziale per impedire le tentazioni totalitarie che si stanno diffondendo in Europa, sotto forma di esasperati populismi che minacciano di indebolire le democrazie conquistate col sacrificio di tante vite umane.
Tra le tante differenze tra le democrazie liberali e le varie forme di autoritarismo una molto rilevante riguarda la gestione dell’odio: un male incompatibile con le democrazie ma strutturale nei regimi illiberali. Il dissenso, la diversità di vedute, la libertà di manifestare pensieri e visioni politiche divergenti, e anche opposti, sono il sale delle democrazie, una delle principali ragion d’essere di questi sistemi. Ma questa libertà espone le democrazie anche ad alcuni rischi. Se al dialogo, al confronto anche serrato tra opinioni di diverse si sostituiscono l’intolleranza, la demonizzazione dell’avversario che diventa nemico, il manicheismo per cui il bene sta da una parte e il male dall’altra allora le democrazie vengono attaccate dal virus dell’odio.
Si tratta di un’infezione pericolosa perché l’odio genera violenza, imbarbarimento delle relazioni sociali, innesca una pericolosa spirale: per frenare le manifestazioni dell’odio le democrazie devono aumentare i controlli e gli interventi repressivi, apparire cioè un po’ meno liberali. È necessario farlo per impedire a questo virus di riprodursi e infettare il tessuto sociale di uno Stato, ma è sempre molto sottile il confine tra le misure “protettive” della democrazia e quelle che rischiano di snaturare i regimi fondati sul pluralismo e le libertà Questi problemi non esistono nei totalitarismi: essi nascono dall’odio verso chi la pensa diversamente, si reggono sulla repressione violenta e sistematica di ogni forma dissenso. Qualsiasi tentativo di intaccare la gabbia d’acciaio del potere assoluto viene “odiato”. Questi regimi fanno di tutto per esportare i loro modelli perché temono che la democrazia possa diffondersi e mettere radici tra i loro popoli minacciando il potere degli autocrati. Impediamo alle dittature di fare proseliti.