Il Pd deve decidere una volta per tutte sul Superbonus: vuole andare a braccetto “perinde ac cadaver” con Giuseppe Conte o condividere la prudenza critica di Paolo Gentiloni?
Dalle parti del Nazareno a qualcuno saranno fischiate le orecchie nel sentire le parole sagge del Commissario europeo: ha approvato lo sforzo di Giorgetti di “porre rimedio” ad una misura “che avrà avuto anche degli effetti positivi, ma che, essendo andata fuori controllo,-dice Gentiloni- è diventata un elemento pericoloso”.
Gentiloni non è certo un simpatizzante per il destra-centro. Tutt’altro. È stato Presidente del Consiglio e, dicono i bene informati, a fine mandato in Europa potrebbe prendere il posto di Schlein. Ma su quella misura che secondo il Pd “esprime l’inventiva e il genio del nostro Paese” ha posizioni molto distanti dalla segretaria e dal suo entourage.
Anche sul Superbonus Schlein continua ad andare a ricasco del M5S senza rendersi conto di quanto sia sbagliato da tutti i punti di vista una linea del genere. Conte rivendica la paternità dell’operazione e continua a raccontare dei presunti miracoli che avrebbe generato queto supersconto che occuperà per i prossimi tre anni ogni spazio di manovra del bilancio pubblico. Conte è Conte e vabbè. Ma il Pd che una volta era un partito serio, cosa ci guadagna a tenergli bordone?
Del Superbonus non hanno certo beneficiato i ceti popolari che Schlein dovrebbe andare a intercettare per recuperare consensi. Ricordiamo che fu un emendamento del Pd ad estendere il Superbonus alle seconde case…
Insistere nel difendere e nel voler prolungare nel tempo agevolazioni edilizie seppur ridotte al 95% significa voler perseverare nell’errore.
Come fa il Pd a non rendersi conto che questo enorme salasso fiscale toglie risorse che servono alle vere politiche sociali di c’è tanto bisogno? Se Schlein fosse a Palazzo Chigi al posto di Meloni continuerebbe a difendere il Superbonus che Gentiloni così saggiamente ha criticato?