Secondo la VII Indagine sulle mense scolastiche realizzata da Cittadinanzattiva per l’anno 2023/24 il costo medio mensile per le famiglie composte da tre persone, due genitori e un figlio minore, con reddito lordo annuo di 44.200 euro e Isee pari a 19.900, è del + 3% rispetto all’anno precedente. Mediamente le famiglie spendono 84 e 85 euro al mese per un figlio iscritto alla scuola dell’infanzia e alla primaria. Si tratta di 4,20 e 4,26 euro a pasto. Ma le variazioni cambiano di regione in regione: in Basilicata il costo relativo alla mensa scolastica è il più caro (109€ mensili), in Sardegna è il più economico (61€ nell’infanzia e 65€ per la primaria). Il Sud e le isole sarebbero penalizzati sul numero di locali mensa. La VII Indagine sulle mense scolastiche ha preso in esame le tariffe di tutti i 110 capoluoghi di provincia sia per la scuola dell’infanzia che per la primaria. È inoltre presente una disamina dei fondi messi a disposizione con il Pnrr nei vari territori.
Lo studio sottolinea come l’incremento rispetto alla precedente indagine è stato del 3%, ma le variazioni sono molto differenti a livello regionale: in Calabria si registra un aumento di oltre il 26%, mentre in Umbria la riduzione più evidente è di circa il 9%. A livello di singoli capoluoghi di provincia, sono le famiglie di Barletta a spendere di meno per il singolo pasto (2€ sia per l’infanzia che per la primaria) mentre per l’infanzia si spende di più a Torino (6,60€ a pasto) e per la primaria a Livorno e Trapani (6,40€). Tra le città metropolitane, soltanto Roma rientra nella classifica delle meno care, con un costo a pasto per la famiglia “tipo” di circa 2,32€ in entrambe le tipologie di scuola.
Strutture carenti al Sud
L’indagine rileva come soltanto un edificio scolastico su 3 è fornito di un locale mensa. Le mense, comunque, non sono distribuite in modo uniforme sul territorio nazionale. Nelle regioni del Sud solo il 22% delle scuole possiede una mensa, nelle isole appena il 21%; la quota si abbassa ulteriormente in Campania (15,6%) e in Sicilia (13,7%). Al Centro e al Nord, invece, la percentuale delle mense scolastiche è decisamente più alta: rispettivamente il 41% e il 43%. La regione con il maggior numero di mense è la Valle d'Aosta (72%), seguita da Piemonte, Toscana e Liguria. Per tentare di colmare questa disparità, tra gli obiettivi previsti dal Pnrr ;è la realizzazione di circa 1.000 mense scolastiche. Tuttavia, evidenziano gli esperti, i pochi dati disponibili sull’andamento dei lavori indicano un forte ritardo di questo filone dei finanziamenti, per cui la disponibilità delle nuove strutture si avrà solo a partire dal secondo semestre del 2026.
Le mense scolastiche come servizio pubblico
“Da anni chiediamo che la ristorazione scolastica diventi un servizio pubblico essenziale e fra le raccomandazioni previste anche dal “Piano di Azione nazionale per l’attuazione della garanzia infanzia” vi è quella di rendere il pasto scolastico gradualmente gratuito per tutti, partendo dai bambini e dalle bambine che vivono in famiglie in povertà assoluta. Una condizione che purtroppo accomuna sempre più minori: il 4,9% dei minori di 16 anni è in condizione di deprivazione alimentare e il 2,5% non può permettersi un pasto proteico al giorno”, dichiara Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva. “Nel frattempo riteniamo prioritario che la Commissione
Parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, insieme a tutti gli stakeholder interessati compresi gli utenti, avvii un indagine conoscitiva” finalizzata a individuare un piano di interventi su aspetti come la qualità e il costo dei prodotti alimentari, sulle fasce di agevolazione nelle tariffe, sul sistema degli appalti e progetti di educazione
all’alimentazione corretta. Tra le proposte sulla ristorazione scolastica, infatti, Cittadinanzattiva propone anche di rendere gli studenti protagonisti dell’educazione alimentare e dei corretti stili di vita, mettendoli al centro dei percorsi formativi in ambito scolastico affinché diventino essi stessi informatori di salute presso i loro coetanei e le proprie famiglie ed eliminare dai distributori automatici delle scuole il cibo spazzatura ed inserire solo prodotti freschi e naturali, possibilmente locali.