venerdì, 18 Ottobre, 2024
Attualità

Mense scolastiche, aumenta il costo per le famiglie: 3% in più rispetto al 2023

Secondo la VII Indagine sulle mense scolastiche realizzata da Cittadinanzattiva per l’anno 2023/24 il costo medio mensile per le famiglie composte da tre persone, due genitori e un figlio minore, con reddito lordo annuo di 44.200 euro e Isee pari a 19.900, è del + 3% rispetto all’anno precedente. Mediamente le famiglie spendono 84 e 85 euro al mese per un figlio iscritto alla scuola dell’infanzia e alla primaria. Si tratta di 4,20 e 4,26 euro a pasto. Ma le variazioni cambiano di regione in regione: in Basilicata il costo relativo alla mensa scolastica è il più caro (109€ mensili), in Sardegna è il più economico (61€ nell’infanzia e 65€ per la primaria). Il Sud e le isole sarebbero penalizzati sul numero di locali mensa. La VII Indagine sulle mense scolastiche ha preso in esame le tariffe di tutti i 110 capoluoghi di provincia sia per la scuola dell’infanzia che per la primaria. È inoltre presente una disamina dei fondi messi a disposizione con il Pnrr nei vari territori.

Lo studio sottolinea come l’incremento rispetto alla precedente indagine è stato del 3%, ma le variazioni sono molto differenti a livello regionale: in Calabria si registra un aumento di oltre il 26%, mentre in Umbria la riduzione più evidente è di circa il 9%.  A livello di singoli capoluoghi di provincia, sono le famiglie di Barletta a spendere di meno per il singolo pasto (2€ sia per l’infanzia che per la primaria) mentre per l’infanzia si spende di più a Torino (6,60€ a pasto) e per la primaria a Livorno e Trapani (6,40€). Tra le città metropolitane, soltanto Roma rientra nella classifica delle meno care, con un costo a pasto per la famiglia “tipo” di circa 2,32€ in entrambe le tipologie di scuola.

Strutture carenti al Sud

L’indagine rileva come soltanto un edificio scolastico su 3 è fornito di un locale mensa. Le mense, comunque, non sono distribuite in modo uniforme sul territorio nazionale. Nelle regioni del Sud solo il 22% delle scuole possiede una mensa, nelle isole appena il 21%; la quota si abbassa ulteriormente in Campania (15,6%) e in Sicilia (13,7%). Al Centro e al Nord, invece, la percentuale delle mense scolastiche è decisamente più alta: rispettivamente il 41% e il 43%. La regione con il maggior numero di mense è la Valle d'Aosta (72%), seguita da Piemonte, Toscana e Liguria. Per tentare di colmare questa disparità, tra gli obiettivi previsti dal Pnrr ;è la realizzazione di circa 1.000 mense scolastiche. Tuttavia, evidenziano gli esperti, i pochi dati disponibili sull’andamento dei lavori indicano un forte ritardo di questo filone dei finanziamenti, per cui la disponibilità delle nuove strutture si avrà solo a partire dal secondo semestre del 2026.

Le mense scolastiche come servizio pubblico

“Da anni chiediamo che la ristorazione scolastica diventi un servizio pubblico essenziale e fra le raccomandazioni previste anche dal “Piano di Azione nazionale per l’attuazione della garanzia infanzia” vi è quella di rendere il pasto scolastico gradualmente gratuito per tutti, partendo dai bambini e dalle bambine che vivono in famiglie in povertà assoluta. Una condizione che purtroppo accomuna sempre più minori: il 4,9% dei minori di 16 anni è in condizione di deprivazione alimentare e il 2,5% non può permettersi un pasto proteico al giorno”, dichiara Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva. “Nel frattempo riteniamo prioritario che la Commissione
Parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, insieme a tutti gli stakeholder interessati compresi gli utenti, avvii un indagine conoscitiva” finalizzata a individuare un piano di interventi su aspetti come la qualità e il costo dei prodotti alimentari, sulle fasce di agevolazione nelle tariffe, sul sistema degli appalti e progetti di educazione
all’alimentazione corretta. Tra le proposte sulla ristorazione scolastica, infatti, Cittadinanzattiva propone anche di rendere gli studenti protagonisti dell’educazione alimentare e dei corretti stili di vita, mettendoli al centro dei percorsi formativi in ambito scolastico affinché diventino essi stessi informatori di salute presso i loro coetanei e le proprie famiglie ed eliminare dai distributori automatici delle scuole il cibo spazzatura ed inserire solo prodotti freschi e naturali, possibilmente locali.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

ASviS, inaugurata la scuola sullo sviluppo sostenibile per Regioni e Province autonome

Rosaria Vincelli

Governo diviso sul taglio alle bollette. Più tutele per le donne vittime di violenza

Maurizio Piccinino

“Ora di Futuro”, la nuova scuola al centro della vita degli studenti

Angelica Bianco

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.