Domenica i cittadini catalani si sono recati alle urne per le elezioni regionali. Il Partito Socialista guidato da Salvador Illa è emerso come la forza principale, conquistando 42 seggi, lontani tuttavia dalla maggioranza assoluta di 68 seggi necessari in Parlamento. Di conseguenza, dovranno cercare alleanze con altre formazioni politiche. Contrariamente alle attese, il fronte separatista ha subito un calo di consensi. Insieme, i quattro partiti a favore dell’indipendenza, con in testa Junts per Catalunya dell’ex presidente Carles Puigdemont, hanno totalizzato 61 seggi. Salvador Illa, rivolgendosi ai sostenitori, ha dichiarato: “La Catalogna ha scelto di avviare una nuova fase e ha deciso che il Partito Socialista ne sarà il leader. Il mio obiettivo è diventare il prossimo presidente della Catalogna”.
“Risultato storico”
Il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, ha lodato questo “risultato storico”, prevedendo l’inizio di “una nuova era in Catalogna”. Carles Puigdemont, da parte sua, ha ammesso un buon esito per il suo partito, nonostante un’affluenza ridotta tra i sostenitori dell’indipendenza e risultati sotto le aspettative. Puigdemont, che ha presieduto il governo catalano durante il referendum del 2017, poi invalidato dalla Corte costituzionale, aspira a ritornare al potere e a rientrare in Spagna. Dopo il referendum, ha cercato rifugio in Belgio, ma potrebbe avere la possibilità di fare ritorno in patria se il disegno di legge promosso dal governo socialista di Sanchez per l’amnistia a chi ha partecipato al voto separatista verrà approvato entro fine maggio. La vittoria dei socialisti potrebbe rappresentare un successo significativo per Sanchez, il quale si è impegnato a “guarire le ferite” lasciate dal referendum e dagli eventi successivi. Fino ad ora, sia Junts che Esquerra Republicana de Catalunya (ERC) hanno escluso un’alleanza con i socialisti. Se i colloqui non porteranno alla formazione di un governo entro agosto, i catalani saranno chiamati nuovamente al voto in ottobre.