In dieci città messicane, compresa la capitale, sono stati registrati record di temperature nel corso di un’intensa ondata di calore che ha portato a interruzioni di corrente su scala nazionale e messo a dura prova la rete elettrica. A Città del Messico, solitamente caratterizzata da un clima mite, i termometri hanno segnato giovedì un picco di 34,3 gradi Celsius (93,7 gradi Fahrenheit), superando di un decimo di grado il precedente record stabilito appena un mese fa. Puebla ha superato il suo record di 34,3°C, che risaliva al 1947, con una temperatura di 35,2°C registrata giovedì. A San Luis Potosí, il caldo ha causato la morte di almeno quattro persone e altri sei decessi sono in fase di verifica da parte dei servizi sanitari locali. Oltre 40 individui sono stati ricoverati per sintomi associati al colpo di calore. A Ciudad Victoria, nello stato settentrionale di Tamaulipas, confinante con il Texas, la temperatura ha raggiunto i 47,4°C giovedì, battendo il record del 1998.
Blackout
L’eccezionale ondata di calore ha provocato blackout di diverse ore in molte parti del Messico, soprattutto nel nord, causando la chiusura delle scuole a San Luis Potosi, dove le temperature hanno toccato i 50°C questa settimana. I cambiamenti climatici antropogenici e il fenomeno El Niño sono responsabili dell’aumento delle temperature globali e delle ondate di calore letali. Critiche sono state mosse da analisti del settore per i blackout, attribuendoli alla mancanza di investimenti del governo in infrastrutture di trasmissione energetica e produzione adeguata. Il presidente Andrés Manuel Lopez Obrador, in carica fino a ottobre, ha descritto gli episodi di blackout come “eccezionali” e ha affermato che il Messico dispone di una capacità produttiva sufficiente La recente ondata di calore coincide con una grave siccità nazionale che ha aggravato la crisi idrica in gran parte del Messico, rendendo l’acqua una questione centrale nelle imminenti elezioni generali di giugno.