Il tema relativo alla separazione delle carriere dei magistrati ha visto ieri un nuovo scontro tra il Pd e il governo. A rappresentare il diverso punto di vista sulla questione, la Segretaria dem Elly Schlein e il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, entrambi intervenuti al Palermo Marina Yachting all’interno del 36esimo congresso nazionale dell’Anm.
Schlein ha confermato la contrarietà del suo Partito alla separazione delle carriere in quanto non inciderebbe sui problemi reali del sistema della giustizia sottomettendo i pm al potere esecutivo: “In nessun modo possiamo rinunciare all’obbligatorietà dell’azione penale”, ha detto, accusando inoltre il governo di essere “insofferente verso l’attuale assetto istituzionale, soprattutto per quanto riguarda il riequilibrio tra poteri”. Nel mirino della Segretaria tre progetti della maggioranza (autonomia differenziata, premierato e riforma della giustizia) che “scardinano l’assetto costituzionale vigente”.
Decisione prevista nel programma
La pensa diversamente Nordio che davanti all’Associazione nazionale magistrati ha ribadito che il governo tiene molto al tema della separazione delle carriere, ricordando che è nel programma elettorale. “È sicuramente un percorso lungo perché richiede una revisione costituzionale e al momento non posso dare una data di attuazione”, ha detto il Ministro, “e sarà fatta nel principio della dichiarazione di Bordeaux che prevede la netta distinzione tra magistrati del pubblico ministero e magistrati giudicanti, e prevede che ci sia un’assoluta indipendenza tra pm nei confronti di qualsiasi autorità a cominciare dal potere esecutivo. Questo per me è un dogma non trattabile”. Ha quindi ribadito che l’indipendenza della magistratura giudicante e requirente è un principio non negoziabile: “Una contiguità col potere esecutivo è inimmaginabile”.
Incompatibilità e prese di posizione
Ma in tutto questo, quale è il pensiero dell’Anm? La presa di posizione è netta e all’interno dell’Associazione non vogliono sentire proprio parlare della riforma sulla separazione delle carriere, ritenuta incompatibile con il mantenimento dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura: “Continuiamo a ribadire la nostra contrarietà a una riforma che stravolgerebbe l’impianto costituzionale a danno dei cittadini”, le parole ieri della Vicepresidente Alessandra Maddalena che legge la dichiarazione di Bordeaux in maniera del tutto opposta a Nordio: “Da lì si evince della necessità della unicità delle carriere, perché siano veramente garantite l’indipendenza e l’autonomia della magistratura, requirente e giudicante”. Venerdì anche il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia aveva tuonato contro la riforma (“reca con sé il germe dell’indebolimento della giurisdizione”, le sue parole).
Insomma, una questione alquanto delicata che ieri ha visto poi il Ministro della Giustizia tendere una mano all’Anm affinché si possa continuare nel dialogo: “Non è possibile parlare di opposizione, o addirittura di lotta tra la magistratura e la politica. Ci sono e devono esserci idee e programmi diversi, ci deve essere una strada in comune tra il Csm e l’Anm”, Nordio ha poi spiegato che al momento non ci sono norme “già scritte o irrevocabilmente decise”, facendo intendere nella possibilità di una leale collaborazione per trovare una quadra su un tema alquanto divisivo: “Noi, sempre nei limiti franche di leale collaborazione, senza retropensieri o riserve mentali, le cose che vorremmo fare le diciamo. Quelle che possiamo fare insieme cercheremo di farle. Mai e poi mai mi sognerei di entrare in conflitto con la magistratura in quanto tale, visto che sono stato un magistrato per oltre 40 anni”. Nordio ha poi annunciato che nella composizione del nuovo Csm la prevalenza dei magistrati togati sarà assoluta.
La questione divisive
Ma cosa si intende per la separazione delle carriere? Attualmente, in Italia, i magistrati requirenti – ossia i pubblici ministeri responsabili delle indagini – e i magistrati giudicanti – ovvero i giudici dei tribunali e delle corti – seguono lo stesso percorso di carriera e partecipano allo stesso concorso. Questo significa che, una volta entrati nella magistratura, possono svolgere entrambe le funzioni, a seconda delle esigenze e delle necessità del sistema giudiziario. Tuttavia, questa amalgama di ruoli solleva alcune questioni. Coloro che sostengono la separazione delle carriere ritengono che i futuri magistrati dovrebbero scegliere fin dall’inizio se specializzarsi come giudici o come pubblici ministeri. Questo significherebbe eliminare l’appartenenza a un unico ordine giudiziario e consentire ai professionisti di dedicarsi completamente al ruolo che hanno scelto sin dall’inizio della loro carriera.