sabato, 16 Novembre, 2024
Società

Zuppi (Cei) e Crociata (Comece) ‘scrivono’ all’Unione Europea

Cara Europa, sogniamo un cammino di umanizzazione cui servono memoria, coraggio, sana e umana utopia”

Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, assieme a monsignor Mariano Crociata, presidente della Comece, in occasione della Giornata dell’Europa, e in vista delle elezioni europee, hanno scritto una lettera proprio indirizzata all’Unione europea. “Abbracci ben 28 Paesi con 450 milioni di abitanti – scrivono i due presidenti – che hanno scelto liberamente di mettersi insieme per formare l’Unione che sei diventata. Che meraviglia!” “Ci diamo del tu”, scherzano, e “Ti scriviamo perché abbiamo nel cuore un desiderio: “che si rafforzi ciò che rappresenti e ciò che sei, che tutti impariamo a sentirti vicina, amica e non distante o sconosciuta. Ne hai bisogno perché spesso si parla male di te e tanti si scordano quante cose importanti fai! Durante il Covid lo abbiamo visto: solo insieme possiamo affrontare le pandemie. Purtroppo, lo capiamo solo quando siamo sopraffatti dalle necessità, per poi dimenticarlo facilmente! Così, quando pensiamo che possiamo farcela da soli finiamo tutti contro tutti”.

Non dimenticare il passato

Zuppi e Crociata continuano ricordando che prima dell’Europa unita “abbiamo combattuto guerre senza fine e milioni di persone sono state uccise.” Citano Adenauer, Schuman e Alcide De Gasperi (tra l’altro fondatore del nostro giornale). Tutti e tre “animati dalla fede cristiana, essi hanno sentito la chiamata a creare qualcosa che rendesse impossibile il ritorno della guerra sul suolo europeo. Hanno pensato con intelligenza, ambizione e coraggio.” Poi la Comunità europea, l’euro, l’allargamento del 2004 e l’abbattimento delle barriere nazionali. Insomma, in una visione più estesa, un grande “successo”. La lettera non dimentica di sottolineare, però, che “direttive e regolamenti da soli non fanno crescere la coesione. Serve un’anima! In questi anni abbiamo visto compiere passi avanti significativi, quando per esempio hai accompagnato alcuni Paesi a superare le crisi economiche, ma abbiamo anche dovuto registrare fasi di stallo e difficoltà. E queste crescono quando smarriamo il senso dello stare insieme, la visione del nostro futuro condiviso, o facciamo resistenza a capire che il destino è comune e che bisogna continuare a costruire un’Europa unita”.

Ripudiare la guerra!

Zuppi e e Crociata chiedono all’Europa di darsi una rotta. Chiedono “Europa dove sei?”, ma anche “Dove vuoi andare?”. Lo spirito dell’inizio si è un po’ spento sotto le incombenze della quotidianità, i tempi cambiano, è perfino tornata una guerra nel continente europeo. “Abbiamo bisogno di riprendere in mano il progetto dei padri fondatori e di costruire nuovi patti di pace se vogliamo che la guerra contro l’Ucraina finisca, e che finisca anche la guerra in corso in Medio Oriente, scoppiata a seguito dell’attacco terroristico del 7 ottobre scorso contro Israele, e con essa l’antisemitismo, mai sconfitto e ora riemergente. Lo dice così bene anche la nostra Costituzione italiana: è necessario combattere la guerra e ripudiarla per davvero!
Se non si ha cura della pace, rischia sempre di tornare la guerra”.

Europa, dove sei? Dove vai?

Insomma la Chiesa cattolica europea, ai massimi livelli, sprona i leader dell’Europa (gli europei) a definire meglio “che ruolo giocare nel mondo”, a risvegliare visioni più ampie e a contribuire, sostanzialmente, a “stabilire nuovi equilibri e relazioni internazionali.” La Chiesa sprona un’Europa consapevole, protagonista, portatrice dei suoi valori fondativi e capace “di far fronte alle attese dei popoli.” No all’isolamento. No alle divisioni. “Per stare insieme abbiamo bisogno di motivazioni condivise, di ideali comuni, di valori apprezzati e coltivati. Non bastano convenienze economiche, poiché alla lunga devono essere percepite le ragioni dello stare insieme, le uniche capaci di far superare tensioni e contrasti che proprio gli interessi economici portano con sé nel loro fisiologico confrontarsi. Citando più volte Papa Francesco (soprattutto il discorso di Budapest dell’aprile 2023) gli alti prelati scrivono: “vorremmo che tutti sentissimo l’orgoglio di appartenerti, Europa.” Anche perché “Tu rappresenti un punto di riferimento per i Paesi mediterranei e africani, un bacino immenso di popoli e di risorse nella prospettiva di un partenariato tra uguali. Compito essenziale perché in realtà un soggetto sovranazionale come l’Unione non può sussistere al di fuori di una reciprocità di relazioni internazionali che ne dicano il riconoscimento e il compito storico, e che promuovano il comune progresso sociale ed economico nel segno dell’amicizia e della fraternità”.

Nuovo grande rilancio

I presidente della Cei e di Comece pensano che sia il tempo “di un nuovo grande rilancio”. Servono principi solidi, un’integrazione “piena”, un fisco equo, una politica estera “autorevole” e una difesa comune “che permetta di esercitare una responsabilità internazionale” e la continuazione del processo di allargamento con una “forza sempre più proporzionata all’unità” che l’Europa esprime. Infine, con la sottolineatura per l’auspicio di un “nuovo umanesimo”, l’appello a tutti i candidati in vista delle elezioni – compresi i sedicenni che, in alcuni paesi, andranno a votare per la prima volta – perché tutti “sentano quanto sia importante compiere questo gesto civico di partecipazione alla vita e alla crescita dell’Unione. Non andare a votare non equivale a restare neutrali, ma assumersi una precisa responsabilità, quella di dare ad altri il potere di agire senza, se non addirittura contro, la nostra libertà.” Sogniamo perciò ancora con Papa Francesco: “con la mente e con il cuore, con speranza e senza vane nostalgie, come un figlio che ritrova nella madre Europa le sue radici di vita e di fede, sogno un nuovo umanesimo europeo, “un costante cammino di umanizzazione”, cui servono “memoria, coraggio, sana e umana utopia”.

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