domenica, 29 Settembre, 2024
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Mezzaroma (Sport e salute): rinnovare gli impianti sportivi

Un piano regolatore nazionale dell’impiantistica sportiva sarà elaborato entro qualche mese attraverso un censimento nazionale per mappare tutto il territorio ed alimentare una banca dati capace di guidare le politiche pubbliche. Entro il 30 giugno, infatti, tutti i Comuni, attraverso le Regioni, dovranno fornire a Sport e Salute le informazioni relative ai singoli impianti sportivi presenti nei loro territori.

Si tratta di un dato estremamente importante per avviare il discorso di rigenerazione delle periferie cui sta lavorando con impegno, dinamismo, solerzia e sollecitudine la Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie fin dal suo insediamento.

“Le prospettive di competitività e sviluppo del sistema Sport dipendono strettamente dall’avvio di una robusta politica di investimenti destinata principalmente alla riqualificazione del parco impianti, ha precisato Alessandro Battilocchio, Presidente della Commissione di Inchiesta, nel corso dell’audizione di qualche giorno fa dei vertici della Società Sport e salute, caratterizzato da rilevanti problemi di conservazione e manutenzione e da una disomogenea distribuzione territoriale.”

Marco Mezzaroma, ai vertici di Sport e Salute ha evidenziato, tra l’altro, di avere di fronte un quadro tutt’altro che positivo: Il 44% delle strutture sportive è stato realizzato negli anni ’70 e ’80 (rispetto al campione per il quale è stato possibile reperire l’anno di costruzione) e, dunque, in gran parte inefficiente in termini di sostenibilità economica e ambientale; l’8% degli impianti non è funzionante, un dato che in alcune aree del Sud raggiunge il 20%. “La sfida principale, ha detto, è rendere più efficiente e capillare la rete di infrastrutture sportive, intercettando i megatrend legati alla transizione verde e digitale e assegnando priorità di intervento alle aree del Mezzogiorno, dove è localizzato solo il 26% degli impianti nazionali (52% al Nord).

Complessivamente, ha aggiunto Mezzaroma, gli investimenti nei progetti finanziati da ICS tra il 1993 e il 2022 hanno generato un ritorno pari a 2,6 in termini di contributo all’SDG 3. In altre parole, ogni euro investito in impianti sportivi ha generato 2,6 euro di benefici in termini di contributo all’SDG 3 (riduzione delle spese sanitarie e benessere reso dal tempo libero speso dagli utenti spettatori degli eventi sportivi).”

Nell’indagine il 56% degli italiani, dichiara di non fare mai esercizio fisico, mentre il 34% lo pratica almeno una volta a settimana a fronte del 10% che lo pratica meno di una volta a settimana. Un dato in miglioramento di 6 punti percentuali, rispetto all’Eurobarometro 2018 quando in Italia era del 62% la quota di cittadini che non si muoveva affatto (64% uomini, 79% donne). Il 46% degli italiani afferma, inoltre, di non praticare altre attività fisiche al di fuori dello sport, come ad esempio spostarsi in bicicletta da un luogo a un altro, ballare, fare giardinaggio, etc.; anche questo dato è nettamente migliore rispetto al 2018 quando l’Italia risultava quintultima, prima di Portogallo e Malta, per numero di persone (57%) che non si dedicava nemmeno ad “altre forme di attività fisica”.

Invariata la percentuale rispetto al 2018 degli italiani che passano dalle 2,5 alle 8.5 ore al giorno seduti a tavolino o sul divano, comunque in modalità sedentaria, rimasta al 75%. Diminuite invece di 2 punti percentuali le persone che stanno sedute più di 8.5 ore al giorno.

Dall’indagine emerge che anche in Italia come in Europa, tra le motivazioni principali per cui si pratica sport vi è il miglioramento della salute seguito dal desiderio di sentirsi più in forma. Coincidono con i dati europei anche le principali barriere degli italiani alla pratica sportiva: la mancanza di tempo, seguita dalla mancanza di motivazione.

Nella progettazione dei nuovi impianti, occorrerebbe il coinvolgimento dei Dipartimenti di Prevenzione delle 139 ASL italiane, attraverso la loro partecipazione nel rilevamento dei bisogni di salute della popolazione, ha evidenziato a tal proposito l’Osservatorio Malattie Occupazionali e Ambientali dell’Università degli Studi di Salerno, partner scientifico di Federsanità ANCI Campania.

Molto esauriente è stata l’analisi dell’Amministratore Delegato di Sport e Salute Diego Nepi Molineris sul portafoglio dei progetti finanziati da ICS, da cui è emerso che gli investimenti sportivi manifestano tutto il loro potenziale rigenerativo proprio nelle aree economicamente più svantaggiate, contraddistinte dal più alto deficit infrastrutturale e dal più basso indice di sportività.

“Più di 38 milioni di italiani non pratica Sport e solo un quarto della popolazione svolge attività sportiva in modo regolare, ha sottolineato Nepi Molineris. Il nostro Paese figura in Europa al 21° posto per quota di adulti che praticano attività fisica nel tempo libero: solo il 27% della popolazione svolge esercizio fisico almeno una volta a settimana, rispetto a una media europea del 44%. In considerazione dell’alto tasso di sedentarietà, con un italiano su tre che non pratica alcuna attività fisica, risulta indispensabile l’attuazione di un’azione di sistema per la costruzione di una cultura dello Sport, attraverso politiche multisettoriali in un’ottica sinergica tra pubblico e privato.”

In questa prospettiva, uno dei primari target di intervento è la scuola, attraverso programmi di educazione sportiva e piani di valorizzazione dell’edilizia scolastica. Un Paese in cui 6 scuole su 10 sono prive di palestra nega ai giovani un’occasione importante di crescita personale, aumentando la propensione ad assumere stili di vita sedentari, con ripercussioni sulle future condizioni di salute, fisiche e mentali: ecco perché risulta importante la partecipazione della sanità pubblica nella programmazione e pianificazione delle iniziative.

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