Access Now, Amnesty International, Human Rights Watch e Privacy International hanno lanciato un appello affinché le tecnologie di sorveglianza digitale per combattere il Covid-19 rispettino i diritti umani.
“La pandemia da Covid-19 è un’emergenza di salute pubblica globale che necessita di una risposta coordinata e su larga scala dai governi – si legge nel testo che è stato predisposto per l’occasione e messo a disposizione degli organi di informazione mondiali – ma le iniziative assunte per contrastare la diffusione del virus non devono essere usate per entrare in una nuova era di espansione delle tecnologie invasive di sorveglianza digitale”.
Le organizzazioni per i diritti umani sollecitano i governi “a mostrare leadership rispondendo alla pandemia in un modo da assicurare che l’uso delle tecnologie digitali per rintracciare e seguire singole persone e popolazioni sia portato avanti nel rigoroso rispetto dei diritti umani”. “La tecnologia – precisano – può e deve giocare un ruolo importante per salvare vite umane: ad esempio, diffondendo informazioni riguardanti la salute pubblica e aumentando l’accesso alle cure mediche”. Tuttavia, l’aumento dei poteri di sorveglianza digitale degli Stati – come per esempio l’accesso ai dati di telefonia mobile per localizzare le persone – “minaccia la privacy, la libertà d’espressione e di associazione in un modo che potrebbe violare i diritti umani e abbassare la fiducia nelle autorità compromettendo l’efficacia della risposta all’emergenza di salute pubblica”, rischiando inoltre di discriminare e “colpire in modo sproporzionato gruppi già marginalizzati”.
Di qui l’ulteriore considerazione che “gli Stati non potranno ignorare diritti quali quelli alla riservatezza e alla libertà d’espressione in nome della gestione di una crisi di salute pubblica. Al contrario, proteggere i diritti umani serve a proteggere la salute pubblica. Ora più che mai, i governi devono assicurare che ogni limitazione a questi diritti rispetti le garanzie sui diritti umani istituite da lungo tempo”.