Long Beach, in California, è in procinto di proclamare lo stato di emergenza sanitaria a seguito di un’epidemia di tubercolosi comparsa con 14 casi in un unico albergo. Finora, nove individui sono stati ricoverati, un paziente è purtroppo deceduto e 175 soggetti sono risultati esposti al contagio. L’annuncio dell’emergenza sanitaria mira a eliminare gli ostacoli che impediscono l’accesso alle cure, in particolare per i senzatetto. L’epidemia si inserisce nel contesto di un trend nazionale di crescita dei casi di tubercolosi iniziato nel 2020. Nel solo anno precedente, si sono registrate 9.615 infezioni, con un aumento del 16% rispetto ai precedenti. La dichiarazione dello stato di emergenza consentirà di mobilizzare ulteriori risorse per lo screening e il trattamento della malattia. Luke Davis, professore presso la Yale School of Public Health, ha evidenziato come la povertà e una nutrizione inadeguata possano accelerare la diffusione del batterio. Resta incerto se si stia assistendo a un reale incremento dei casi di tubercolosi o soltanto a un aumento delle diagnosi. Il mancato accesso tempestivo alle cure sanitarie potrebbe aver contribuito a ritardare le diagnosi, favorendo la diffusione dell’infezione. La malattia può rimanere inerte fino a due anni dopo l’esposizione e i dipartimenti sanitari si trovano spesso a fronteggiare una carenza di risorse. La Task Force nazionale per la salute raccomanda lo screening per i soggetti più a rischio. Priya Shete, epidemiologa, prevede un rialzo dei casi. La tubercolosi è una malattia contagiosa che si trasmette per via aerea e può persistere in forma latente nell’organismo. Negli Stati Uniti, si stima che fino a 13 milioni di persone siano portatrici del batterio in forma inattiva, che, se non trattata, può evolvere in malattia attiva. Per debellare l’infezione, è necessario un ciclo di antibiotici della durata di almeno sei mesi.