È tutto molto evanescente: la guerra gestita da militari, ma che ammazza solo civili e i negoziati che, da mesi, sono alla stretta finale, ma il finale non arriva. Questa volta Hamas, secondo fonti non ufficiali, avrebbe accettato, con la garanzia degli Stati Uniti, il cessate il fuoco purché Israele lasci la Striscia di Gaza. Fonti israeliane sostengono che la delegazione al Cairo avrebbe ricevuto “il mandato all’accordo.” Ma contemporaneamente un funzionario israeliano, citato dal Times of Israel, avrebbe rivelato che “contrariamente a quanto riportato, Israele non accetterà in nessun caso la fine della guerra come parte di un accordo per il rilascio dei nostri ostaggi. Come deciso dai vertici politici, l’Idf entrerà a Rafah e distruggerà i rimanenti battaglioni di Hamas lì con o senza una tregua temporanea per consentire il rilascio dei nostri ostaggi”. Dunque i titoli, soprattutto delle webzine, sono semplicemente un calderone dove una notizia viene soppressa dalla successiva e le fonti sono quasi sempre anonime. L’ultima dichiarazione ufficiale è del Segretario di stato americano, Antony Blinken secondo il quale “Hamas è l’unico ostacolo al cessate il fuoco a Gaza”, e ha anche definito “inaccettabile” un eventuale attacco israeliano a Rafah. “Aspettiamo di vedere se, in effetti, Hamas accetterà un sì per una risposta al cessate il fuoco e al rilascio degli ostaggi”, ha sottolineato Blinken. “La realtà in questo momento – ha concluso – è che l’unica cosa che si frappone tra il popolo di Gaza e un cessate il fuoco è Hamas.” Evidentemente “la realtà” è inesauribile. Tanto che il ministro israeliano Benny Gantz si è subito affrettato a dire di non credere alle indiscrezioni giornalistiche: “suggerisco di attendere decisioni ufficiali” e ha esortato le autorità a “stare calmi e non cadere nell’isteria.”
I termini dell’accordo
Secondo la televisione Channel 12, Hamas ha approvato la prima fase di un accordo per il rilascio degli ostaggi in cambio di garanzie Usa su un completo ritiro di Israele da Gaza in 124 giorni: assicurazioni che sono arrivate ai rappresentanti del partito armato tramite i mediatori egiziani e qatarini. Israele accetterebbe anche di rilasciare il leader palestinese incarcerato Marwan Barghouti. Prima fase dell’accordo: liberazione di 33 ostaggi e sospensione dell’offensiva a Rafah con inizio del ritiro dell’esercito israeliano dalla Striscia e anche espulsione dei leader di Hamas dal Qatar, che probabilmente saranno ospitati in Turchia. Nella seconda fase, che si estenderebbe fino a 42 giorni, verrebbero rilasciati tutti gli altri ostaggi ancora in vita e si avvierà un accordo per il governo della Striscia. Terza fare: restituzione dei corpi degli israeliani morti e rilascio di prigionieri palestinesi. Tutto questo garantito dalla presenza degli Stati Uniti. Gantz ha spiegato che anche se Hamas accettasse l’accordo, poi sarà il Gabinetto di guerra israeliano a dover dire l’ultima parola.
Italia: pronti a inviare contingente
Nel caso si arrivasse a un accordo, l’Italia è pronta a fare la propria parte. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha dichiarato: “vogliamo la pace anche in Palestina, ci battiamo per la soluzione di due popoli e due Stati el’Italia è pronta ad inviare un suo contingente nel caso di una risoluzione delle Nazione Unite che garantisca la pace”. Tajani, parlando a un incontro di partito, ha aggiunto: “come popolari europei abbiamo il dovere di batterci per la pace, messe a rischio da quasi tre guerre (Ucraina, Gaza e Mar Rosso) e dobbiamo batterci per una pace giusta che garantisca la libertà dei popoli”
Manifestazioni, da Tel Aviv a Dublino
Ieri sera ancora un’altra manifestazione a Tel Aviv organizzata dai famigliari degli ostaggi, che durerà 24 ore. Mentre si estende la protesta degli studenti universitari dagli Stati Uniti, alla Francia ora anche all’Irlanda. Manifestazioni pro Palestina anche nel Trinity College di Dublino, il cui campus è stato occupato dagli studenti che si sono barricati nell’ateneo impedendo l’ingresso. Il presidente dell’unione studentesca, Laszlo Molnarfi, ha dichiarato all’emittente pubblica irlandese Rte che gli iscritti al Trinity College chiedono all’università di tagliare qualsiasi legame con Israele.