domenica, 29 Settembre, 2024
Esteri

Al Cairo tregua rinviata. Negli Usa polizia sgombera atenei occupati

A Tel Aviv grande manifestazione contro Netanyahu

La “guerra spuria” tra l’esercito regolare di Israele e i terroristi di Hamas non trova tregua. L’esercito continua le operazioni militari nella Striscia di Gaza e il premier israeliano Netanyahu chiude ai negoziati che vanno avanti da sei mesi e con lui anche i leader di Hamas chiudono alle soluzioni sul tavolo. Ieri era attesa la risposta dei palestinesi, ma Osama Hamdan, rappresentante del movimento islamista in Libano, ha gelato i negoziatori al Cairo: “la posizione sull’attuale documento negoziale è negativa”, ha detto in un’intervista a una tv locale. Subito dopo, però, ha aggiunto che questo “non significa che i negoziati si siano fermati” e infatti da altre fonti come Ismail Haniyeh è stato detto che si sta studiando la proposta di tregua con “spirito positivo”. Insomma, da una parte e dall’altra, si continua a trattare a colpi di dinieghi, ma tenendo sempre uno spiraglio aperto. L’Egitto, che con gli Stati Uniti, è una dei massimi negoziatori, ha rivolto un invito a Hamas e ai funzionari israeliani perché tornino al Cairo – sede dei colloqui svolti finora – in modo da cercare di colmare la distanza tra le parti. Secondo fonti egiziane il punto più controverso sembra essere quello del cessate il fuoco permanente o meno.

Tel Aviv, manifestazione per la pace

Nella capitale israeliana una manifestazione di cittadini che chiedono un accordo immediato ha bloccato l’autostrada Ayalon. A guidare la protesta, fra gli altri, Yehuda Cohen, il padre del 19enne Nimrod Cohen, e Shay Mozes, il nipote del 79enne Gadi Mozes; ostaggi ancora nelle mani di Hamas dal 7 ottobre scorso.Presenti anche i membri di un gruppo di protesta guidato da donne che chiede a Israele di non lanciare la sua imminente offensiva a Rafah, avvertendo che ciò metterà in pericolo la vita degli ostaggi.

Biden: no violenze e antisemitismo

Ora, però, a impegnare la politica e l’informazione sono gli studenti delle università americane e francesi. Le forze dell’ordine americane hanno fatto irruzione nel campus dell’università Ucla (University of California Los Angeles) e hanno sgomberato il presidio. Naturalmente è avvenuto tutto in diretta televisiva e le immagini hanno circolato per il mondo. Il raduno era stato definito “illegale” e pertanto sono intervenuti gli agenti. Un centinaio di manifestanti sono stati arrestati. Secondo fonti giornalistiche gli agenti hanno sparato proiettili di gomma. Il Presidente Biden, anche lui in televisione parlando alla Nazione, è intervenuto dicendo che vanno tutelate la legge e la libertà di parola, “le proteste pacifiche sono tutelate in America, il vandalismo e le proteste violente no”. “Il diritto alla protesta – ha aggiunto – non significa diritto al caos” e ha sottolineato che “l’antisemitismo non ha alcun posto nelle università americane” e che “la guardia nazionale non dovrebbe intervenire nei campus”. “Come presidente – ha spiegato Biden – tutelerò sempre il diritto alla parola” perché “non siamo un regime autoritario, dove mettiamo la gente a tacere, ma non siamo neanche un Paese che non ha leggi. In momenti come questo, c’è sempre chi corre per mettere a segno punti politici. Ma questo non è il momento per la politica. È il momento per la chiarezza”. Il dissenso “non deve mai portare al disordine.”

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