La nostra Costituzione, all’articolo 3, secondo ed ultimo comma, dispone che: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Dopo ben 76 anni da tale principio fondamentale – oltre a quello democratico e lavorista di cui all’articolo 1 nel quale si afferma che: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro” – numerose ed anche evidenti sono le disparità economico-sociali nella nostra Italia, con conseguenti ripercussioni sulla vita politica, economica e sociale dei singoli cittadini.
Regioni, province e Comuni d’Italia fanno emergere, dai redditi medi, dati anche anacronistici. Vi sono Comuni poveri in Regioni ricche e Regioni povere con province e Comuni pure poveri.
Sembra che il Comune più povero d’Italia sia ubicato in provincia di Como, nella regione Lombardia che è la più ricca non solo del Nord ma dell’intera Italia, insieme al Trentino-Alto Adige, all’Emilia-Romagna e anche a molti Stati Membri della stessa Unione Europea.
La Regione Lombardia, paradossalmente, al suo interno avrebbe il Comune più povero d’Italia; si tratta di Val Rezzo, Comune di 158 abitanti (1.044 m.s.L.m.), molto vicino a Lugano (7.288 euro). Vi sono altri Comuni vicini, considerati anche poveri ed esattamente: 1) San Nazzaro Val Cavargna di 275 abitanti, a 995 m.s.L.m., con 8 mila euro; 2) San Bartolomeo Val Carvagna, che di abitanti ne conta 945 ad una altitudine di 875m.s.l.m., con 9.500 euro; 3) Valsolda, il più popolato con i suoi 1.466 abitanti, sicuramente favorito dalla sua altitudine collinare di 275 m.s.l.m. con un reddito più elevato di 11.500 euro; 4) Porlezza, grosso Comune di circa 5 mila abitanti con 14 mila circa di reddito pro-capite, nota meta turistica per la sua posizione privilegiata sul lago di Como a 275 m.s.l.m. e per la sede di una delle 57 pievi medioevali dell’antica arcidiocesi di Milano, dedicata a San Vittore.
Cavargna, secondo una statistica del Centro Studi Sintesi di Mestre, che ogni anno stila una classifica sulla “ricchezza” dei comuni italiani in base al reddito, è risultato più volte essere il paese più povero d’Italia (nel 2006, addirittura con un reddito medio pro-capite, di circa 2 mila euro). Ciò non è dovuto alla povertà del paese, ma al fatto che, essendo al confine con la Svizzera, la quasi totalità degli abitanti lavora in territorio elvetico ove paga le tasse. Lo stesso sindaco avrebbe detto: “Il nostro bilancio fa piangere ma qui nessuno soffre la fame”. Si tratta di reddito medio. I frontalieri che lavorano in territorio elvetico pagano altrove le tasse.
“Colpa’ dei frontalieri sconosciuti (legalmente) al Fisco. Il sindaco, afferma anche che è “Impossibile offrire servizi”. È un paese di 180 abitanti a oltre mille metri di altitudine a ridosso del confine con la Svizzera.
I lavoratori frontalieri che producono redditi all’estero non sono tenuti a dichiararlo in Italia. I controlli doganali non esistono da anni e la caserma della Guardia di Finanza, donata al Comune, coi suoi 50 posti letto, è adibita a colonia. Il turismo incomincia a promettere.
Anche Campione d’Italia (circa 2 mila abitanti a 273 m.s.l.m.) è considerato tra i Comuni più poveri d’Italia come risulta al Ministero dell’economia dai redditi del 2022 in media di 15 mila euro, rispetto a prima della chiusura del Casinò quando nel 2016 si attestava sui 60 mila euro a contribuente.
Così nel Lazio, in provincia di Frosinone, si registra il reddito più basso per il Comune di Terelle con 10.724 euro in media per i suoi 299 abitanti, ad una altitudine di 905 m.s.l.m..
In Campania, la provincia più povera, secondo lo studio dell’Istituto Tagliacarne Unioncamere, sarebbe Benevento, con un reddito pro-capite di circa 14 mila euro.
Tra le Regioni più povere il primo posto lo occupa la Calabria, con il reddito medio pro-capite di circa 14 mila euro, alla quale seguono la Campania con 14.500 euro, la Puglia e la Sicilia. Vi sarebbero meno servizi per l’infanzia e un tasso di dispersione scolastica ben sopra la media nazionale.
La Sicilia è la regione al primo posto per rischio povertà per vari fattori quali il reddito lordo pro-capite disponibile (circa 15 mila euro), con la bassa intensità di lavoro e le spese per l’abitazione rilevate nel 2021.
La città di Messina, secondo la classifica del Ministero dell’economia e delle Finanze, sulla base della dichiarazione dei redditi presentate nel 2023 (20.983 euro), risulta la più ricca della Sicilia, superando Palermo e Catania ma terzultima in Italia.
La riforma costituzionale sull’autonomia differenziata, il cui corso procede spedito, avrà da tener conto delle varie discrasie per bilanciare situazioni estreme tra Nord e Sud essendo il lavoro prezioso quanto l’aria che respiriamo.