venerdì, 22 Novembre, 2024
Esteri

Blinken-Netanyahu continua il braccio di ferro su Rafah

Usa. Blitz delle forze dell’ordine nelle università. Centinaia di arresti

Il premier israeliano Netanyahu ha messo un altro ostacolo sulla via della tregua: ha detto al Segretario di Stato americano Antony Blinken che il suo Governo non accetterà un accordo con Hamas che includa la fine della guerra. Tregua sì, fine guerra no. Hamas deve abbassare le richieste, sostiene il leader israeliano anche perché non è nelle condizioni di condurre il gioco. I capi sono quasi tutti all’estero. Migliaia di miliziani sono stati uccisi durante la rappresaglia dell’esercito di Tel Aviv e i palestinesi della Striscia di Gaza sono in condizioni catastrofiche. Per Israele attaccare Rafah significa riuscire a controllare completamente la Striscia. Ieri il colloquio tra Blinken e Netanyahu è durato quasi tre ore e come ha più volte dichiarato il Segretario americano: ora la scelta deve farla Hamas che avrebbe chiesto ulteriori chiarimenti soprattutto sul ritorno degli sfollati verso il nord di Gaza. “A Gerusalemme ho incontrato il premier israeliano Benyamin Netanyahu sugli sforzi per raggiungere un accordo di cessate il fuoco con il rilascio degli ostaggi e sull’imperativo di sostenere l’aumento degli aiuti ai civili in tutta Gaza” ha fatto sapere su X il diplomatico americano. “L’operazione a Rafah non dipende da nulla”, ha spiegato Netanyahu, confermando che l’operazione militare “avverrà”. “Il premier – ha aggiunto – che Israele è interessato ad un accordo e al tempo stesso a rovesciare Hamas”.

Pizzaballa: non demordere

Blinken ha anche incontrato i famigliari degli ostaggi ai quali ha ribadito: “Sul tavolo delle trattative c’è una proposta molto intelligente, Hamas deve dire sì. È necessario che venga realizzata” e “non ci fermeremo finché non vi riunirete ai vostri cari, quindi per favore siate forti, mantenete la fede, saremo con voi ogni singolo giorno finché non avremo portato a termine tutto questo”. Anche il Patriarca di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, ha commentato il momento “difficile”, ma non va persa la speranza, ha detto, “perché nel negoziato in corso forse qualcosa si muove, speriamo, non bisogna mai demordere. Comunque la situazione resta in ogni caso molto drammatica, pesante, difficile. Al di là delle questioni militari che comunque esistono e sono gravi, c’è la questione umanitaria a Gaza.”

Università Usa fomentate da “volti noti”

Gli Stati Uniti, impegnati a trovare un accordo per il cessate il fuoco in Medio Oriente, hanno anche importato in casa le tensioni tra palestinesi e israeliani. Il sindaco di New York Eric Adams afferma che sono circa 300 le persone arrestate durante la repressione della polizia sulle proteste filo-palestinesi alla Columbia University e il City College: “Alcuni di questi sono volti a noi noti”, ha detto la vice capo della polizia per l’intelligence, Rebecca Weiner. Ieri sono riprese anche le proteste degli studenti pro-Palestina a Los Angeles, in Florida, Arizona e in Illinois.

Khamenei: pressare Israele

Contro Israele ha ripreso gli attacchi anche la guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, che ha esortato ad aumentare “la pressione sul regime sionista giorno dopo giorno” e ha lodato le proteste per la Palestina nelle università americane e in Europa. “Il regime sionista e i suoi sostenitori americani ed europei non possono rimuovere la questione di Gaza dall’agenda dell’opinione pubblica mondiale, dal momento che è la prima questione per il mondo”, ha aggiunto Khamenei durante un incontro con degli educatori, in occasione del giorno nazionale degli insegnanti. Khamenei ha anche fatto riferimento alla normalizzazione delle relazioni tra Israele e l’Arabia Saudita, sostenendo che la “normalizzare i legami con il regime sionista non risolverà i problemi della regione dell’Asia occidentale”.

Abu Mazen arrabbiato con Blinken

Mentre si sarebbero rotti i rapporti tra Blinken e Abu Mazen: il Presidente palestinese avrebbe rifiutato di incontrare il Segretario di stato Blinken perché “è arrabbiato con lui”. Lo ha riferito – citata dal sito Ynet – una fonte dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) secondo cui “ogni volta che Blinken visita Ramallah, promette cose che non fa mai”. “Per questo – ha continuato – Abu Mazen ha chiesto di non coordinare nessun incontro con lui e ha voluto esprimere la sua protesta per il mancato rispetto delle promesse del passato, soprattutto in questo momento”.

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