L’ignoranza, si sa, “è una brutta bestia”. E non è necessariamente una questione di titoli di studio. Nel 2007 Adriano Celentano, in maniera sardonica, ebbe a scrivere la famosa canzone “Il Re degli Ignoranti” che ebbe anche successo.
Peccato che in Italia, di alto, non abbiamo solo lo spread. Abbiamo anche il tasso di ignoranza. Ignoranza nel senso letterale del termine. Per l’esattezza, siamo i più ignoranti d’Europa e i dodicesimi più ignoranti del mondo (dati IPSOS Mori). I dati corrispondono alle indagini nazionali Istat sulla produzione e la lettura di libri in Italia. Dati che mostrano che in Italia si legge poco. Nel Belpaese manca una vera e propria cultura alla lettura, un incamminamento, che sin dalle scuole, mostri in che modo approcciarsi ad un libro e l’utilità di questo approccio.
Dati che mostrano in sofferenza un intero settore e soprattutto le piccole case editrici.
È fuor di dubbio che due sono, purtroppo, le ragioni principali di tali sconfortanti statistiche: il basso livello culturale della popolazione e la mancanza di efficaci politiche scolastiche di educazione alla lettura che provoca questo disinteresse.
Ed ecco allora arrivare la tanto demagogica nonché discussa proposta di legge sulla promozione e il sostegno alla lettura alla Camera, presentata a luglio 2019, la decisione era passata al Senato, che dopo un lunghissimo esame ha infine deciso di approvarla. Ora la proposta è diventata legge e comporterà molti cambiamenti nelle librerie:
- Limite agli sconti: gli sconti passeranno da un tetto massimo del 15% ad un tetto massimo del 5%, sia per le librerie fisiche per gli ecommerce. Le librerie possono organizzare, una volta l’anno, sconti fino ad un massimo di 15%, mentre per gli editori lo sconto massimo che potranno stabilire sulle proprie collane sarà non più del 25%, ma del 20%;
- Iniziative commerciali vietate: si è stabilito di abolire proposte commerciali che abbiano uno sconto superiore al 5% anche nel caso in cui prevedano buoni spesa per il successivo acquisto di libri;
- Carta della cultura: viene introdotta una carta di spesa, con un tetto massimo di 100€ per i nuclei familiari svantaggiati, per permettere ai componenti della famiglia di acquistare libri, anche in formato digitale;
- Patti locali per la lettura: per incentivare la lettura si organizzeranno iniziative per aumentare i lettori nelle varie aree di riferimento;
- Capitale italiana del libro: ogni anno, a partire dal 2020, verrà designata una capitale del libro, ossia una città che verrà selezionata dal consiglio dei ministri in base ai progetti presentati;
- Sviluppo e sostegno delle biblioteche scolastiche: si è stanziato un milione di euro per finanziare la formazione del personale scolastico impegnato nella gestione delle biblioteche scolastiche. Le scuole verranno selezionate, attraverso un apposito bando, e svolgeranno la funzione di rete tra vari istituti per favorire la lettura;
- Albo delle librerie di qualità: l’iscrizione sarà riservata alle librerie che vendono al dettaglio in locali accessibili al pubblico e che offrono un servizio innovativo;
- Tax credit librerie: viene aumentato di 3 milioni e 250mila euro il credito di imposta di cui possono usufruire le attività commerciali che operano nel settore dei libri.
La proposta ha da subito sollevato moltissime polemiche e molti editori si sono detti contrari a questa proposta di legge. La ragione di questa contrarietà va ricercata nella parte che prevede la revisione della Legge Levi del 2011 che regola gli sconti in libreria. Per l’Associazione Italiana Editori la preoccupazione in merito a questa legge è molto forte perché, in un contesto di mercato non semplice in cui crescono le vendite online e calano quelle nelle librerie fisiche, limitare gli sconti vuole automaticamente dire far calare ancora di più le vendite. La soddisfazione da parte del Governo è stata invece immediata e sin dall’approvazione alla Camera, l’allora ministro per i Beni e le Attività Culturali Alberto Bonisoli si è detto molto contento della votazione e ha affermato che il nostro paese ha estrema necessità di una “legge per incentivare la lettura”. Anche Franceschini, attuale ministro per i Beni e le Attività Culturali, con l’approvazione della legge al Senato si è detto soddisfatto per questa novità introdotta. Di fatto, però, è sostanzialmente una legge-beffa perché disincentiva la lettura, anche quella digitale, complice, principalmente, la previsione del “tetto” degli sconti. È una legge, quindi, che non protegge le piccole librerie, le case editrici e soprattutto i lettori.
Bisognerà attendere i dati di vendita futura e gli effetti sui programmi scolastici ma nel frattempo è fuor di dubbio che a guadagnarci con il tetto agli sconti (perché sono loro che li assorbivano) saranno soltanto i distributori, ossia quelli che guadagnano il 60% del prezzo di un libro. Non gli editori, non i venditori, non gli autori e traduttori, e men che mai i lettori.