giovedì, 4 Luglio, 2024
Esteri

Stoltenberg a Zelensky: l’Ucraina sarà membro della Nato

Caso Ariston: il Cremlino spiega, ma non cede. La Farnesina: intervenga l’Ue

L’Occidente si muove per l’Ucraina, ma in ordine sparso. Jens Stoltenberg, segretario della Nato, sta “lavorando duramente per garantire che il Paese diventi membro dell’Alleanza”, ma questo non accadrà prima del vertice di luglio perché non tutti sono d’accordo, ha spiegato, e poi da settembre è previsto l’avvicendamento del Segretario. Comunque Stoltenberg, in un incontro con il Presidente Zelensky, ha ribadito: “Mosca deve capire che non può vincere. L’Ucraina sarà un membro della Nato. Quando sarà il momento giusto lo diventerà e la bandiera ucraina sventolerà nel quartier generale dell’Alleanza”.

Cominciano ad arrivare a Kiev anche le nuove forniture di armi e missili a lunga gittata dagli Stati Uniti, ma la Germania ribadisce il “nein” all’invio di missili Taurus. Il Cancelliere Scholz sollecitato dai giornalisti sulla questione ha ribadito: “la mia decisione resta invariata.” Zelensky, dal canto suo, ha dichiarato che “è importante che la consegna degli aiuti militari sia più rapida. Noi attendiamo sviluppi positivi da parte dei nostri partner. Sappiamo cosa possono offrire i nostri partner. Ma più veloce sarà l’invio di aiuti militari più potremo stabilizzarci.” L’Ucraina, nel frattempo, ha deciso di svincolarsi temporaneamente dagli obblighi previsti dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu), per poter pienamente applicare sul suo territorio nazionale la legge marziale, peraltro in vigore dal giorno dell’attacco russo, il 24 febbraio 2022. Lo scrive Rbc-Ucraina, che pubblica anche il documento inviato e pubblicato sul sito del Consiglio d’Europa.

Sindaco di Kiev contro Zelensky

Ieri un altro sindaco, dopo Alexander Tsebry, ex primo cittadino di Uman ora al fronte, ha criticato l’operato dei politici nazionali. Il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, ha accusato il governo ucraino di fare troppo poco per combattere la corruzione dilagante nel Paese. Quando gli è stato chiesto se il governo fosse sulla strada giusta nella lotta alla corruzione, ha detto in un’intervista ai giornali del gruppo mediatico Funke: “Potete porre questa domanda a ogni cittadino e sono sicuro che ogni cittadino dirà: no”. Ed io ho “esattamente la stessa opinione”. Klitschko ha raccontato di aver più volte chiesto di incontrare Zelensky, ma senza riuscirci, “probabilmente – ha detto – ha altro da fare.” Per Klitschko non è il momento di coltivare personali ambizioni politiche, in una situazione del genere “sarebbe stupido”, ma ha anche osservato che “sfortunatamente, non c’è unità tra le forze politiche in questo periodo di guerra.”

Ariston resta ostaggio del Cremlino

Si complica la situazione della nazionalizzazione dell’azienda italiana Ariston da parte della Russia. L’ambasciatore russo Paramonov, convocato alla Farnesina ha fornito “spiegazioni esaurienti sulla legalità e fondatezza delle decisioni prese”. Paramonov, sottolinea l’ambasciata, “ha ricordato agli interlocutori che Mosca ha sempre attribuito particolare importanza alle proficue e reciprocamente vantaggiose relazioni commerciali ed economiche con l’Italia. La responsabilità per le conseguenze negative del loro deterioramento ricade interamente sulle autorità italiane che hanno sacrificato i reali interessi nazionali per partecipare a sterili e pericolose avventure anti-russe”. Sono più di 20 le aziende per le quali sono già state avviate misure analoghe da parte del Cremlino che fanno da “ostaggio” al congelamento delle centinaia di miliardi russi in Europa e negli Stati Uniti. Non si è fatta attendere la replica della Farnesina che esprime “il forte disappunto del governo italiano per tale inatteso provvedimento”, ma anche auspica che la Russia possa “riconsiderare il provvedimento preso, essendo esso stesso qualificato da parte russa come temporaneo.” La Farnesina, infine, fa sapere che il ministro Tajani ha chiesto a Bruxelles di studiare un provvedimento per tutelare le imprese italiane ed europee interessate da analoghi atti di ritorsione da parte di Mosca.

FT sulle banche rimaste in Russia

Le maggiori banche occidentali che sono rimaste in Russia hanno pagato lo scorso anno più di 800 milioni di euro in tasse al Cremlino, una cifra quattro volte superiore ai livelli pre-guerra. Lo riporta il Financial Times sottolineando che le imposte pagate, pari allo 0,4% delle entrate russe non legate all’energia per il 2024, sono un esempio di come le aziende straniere che restano nel Paese aiutano il Cremlino a mantenere la stabilità finanziaria nonostante le sanzioni. Il FT rivela che “le maggiori sette banche europee per asset in Russia – Raiffeisen Bank International, Unicredit, Ing, Commerzbank, Deutsche Bank, OTP e Intesa Sanpaolo – hanno riportato profitti per oltre tre miliardi di euro nel 2023. Questi profitti sono stati tre volte maggiori rispetto al 2021 e in parte generati dai fondi che le banche non possono ritirare dal Paese”.

Germania: assassinati due ucraini

Due ucraini sono stati uccisi in Germania, nella zona di Murnau in Baviera, nel weekend. Sospettato del delitto è un russo di 57 anni, finito agli arresti. Le due vittime, di 23 e 36 anni, sarebbero stati membri delle forze armate ucraine, che si trovavano in Germania per le cure e la riabilitazione, in seguito a ferite riportate in guerra.

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