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Caporalato, 67 migranti sfruttati nei campi per meno di un euro

martedì, 30 Aprile 2024
2 minuti di lettura

Su ordine dalla Procura della Repubblica di Livorno, i militari del locale Comando Provinciale, unitamente a quelli del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro labronico, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere – emessa dal G.I.P. del Tribunale di Livorno su richiesta della locale Procura della Repubblica – nei confronti di 10 soggetti ritenuti responsabili delle condotte riconducibili al reato di “caporalato”. Secondo quanto emerso dall’indagine, svolta nel periodo maggio 2023-febbraio 2024, i dieci destinatari della misura, residenti nelle province di Siena e Grosseto, disponevano quotidianamente di 67 ospiti stranieri di nazionalità pakistana e bengalese “in grave stato di bisogno” richiedenti status di protezione internazionale dei rifugiati, impiegandoli in maniera irregolare per poi sottoporli a “condizioni di sfruttamento in aziende agricole” site nelle province di Livorno e Grosseto. Le accuse sono di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”.

Anche pagamenti di 0.97 euro all’ora

Le 67 vittime, ospitate dal Centro di Accoglienza Straordinaria (Cas) di Piombino, svolgevano turni anche di oltre 10 ore giornaliere dalle prime luci dell’alba fino al tardo pomeriggio per la raccolta di verdure nei campi e per la pulizia di vigneti per pochi euro: in un caso addirittura la contribuzione oraria è stata, come reso noto dai Carabinieri, pari a circa 0.97 euro all’ora. In particolare, l’attività investigativa ha consentito di acquisire “gravi indizi di colpevolezza a carico dei destinatari della misura”: sui luoghi di lavoro, venivano violate anche le norme in materia di sicurezza e igiene, infatti, durante l’indagine è stata verificata “la mancata garanzia ai lavoratori di poter espletare le proprie funzioni fisiologiche”. Inoltre, nessun lavoratore veniva formato, a nessun lavoratore venivano consegnati i dispositivi di protezione individuale e nessun lavoratore veniva sottoposto a visita medica.

Oltre 45.000 euro di mancato versamento contributivo

I responsabili indagati effettuavano i pagamenti degli stipendi anche oltre 3 mesi, nonostante lo stato di bisogno delle famiglie dei lavoratori e in alcuni casi è emerso perfino il mancato pagamento dei lavoratori per l’attività svolta. Nel corso dell’operazione è stato altresì accertato il mancato versamento di oneri previdenziali ed assistenziali da parte degli indagati, riconducibili a sei ditte individuali, per un importo complessivo di oltre 45.000 euro con duplice danno per i lavoratori e per lo Stato. Per il recupero di tali somme illegittimamente non versate, è stato disposto il sequestro preventivo a carico dei 6 titolari delle ditte coinvolte. Inoltre, stando a quanto reso noto, i titolari delle ditte avrebbero impiegato altre persone per il “reclutamento, il trasporto giornaliero e il controllo dei lavoratori”.

La speranza di uscire dalla povertà

Condizioni di lavoro, quelle appena descritte, chiaramente possibili soltanto in ragione della particolare situazione in cui versano i lavoratori extracomunitari, i quali si trovano in stato di temporanea accoglienza in un paese straniero e non hanno generalmente altro mezzo, né materiale né culturale, per guadagnare viveri da destinare ai propri bisogni ed a quelli dei loro cari, spesso rimasti nelle terre di origine in attesa di ricevere i proventi di chi si è spinto a lasciare il proprio Paese nella speranza di trovare una situazione lavorativa ed economica per uscire dalla propria condizione di povertà, si legge nel comunicato pubblicato dai Carabinieri.

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