Secondo il Leibniz-Institut di Halle (Iwh), a marzo il numero di fallimenti aziendali in Germania è aumentato del 9% su base mensile, a 1.297 unità. Il valore attuale è superiore del 35% rispetto a marzo 2023 e del 30% più alto della media di marzo per gli anni 2016-2019. Samantha Dart, responsabile della ricerca sul gas naturale presso Goldman Sachs, prevede una riduzione permanente della capacità industriale europea, anche a causa delle iniziative statunitensi.
Chiudono le grandi aziende
La chiusura di grandi aziende, spiega l’Istituto tedesco, può portare a perdite elevate e permanenti di reddito e salario per i dipendenti interessati. Il numero di posti di posti di lavoro a rischio sono oltre 11.000. Steffen Müller, capo del dipartimento Cambiamento strutturale e produttività dell’Iwh si aspetta che i dati sulle insolvenze saranno ancora più alti nel mese di aprile. “Tuttavia, per quanto riguarda gli indicatori anticipatori c’è un lato positivo all’orizzonte”, afferma Müller. “dopo i picchi di gennaio, si è verificato un altro calo a marzo. Ciò alimenta la speranza che a partire da maggio il numero delle insolvenze possa nuovamente diminuire leggermente. Ciononostante, per molti mesi rimarranno al di sopra del livello pre-pandemia.”
Gas: Germania in “svantaggio”
L’Iwh ritiene che la propria indagine sulle insolvenze sia particolarmente attendibile e anticipatoria degli andamenti dell’economia tedesca perché fondata sui dati dei registri dei tribunali collegati ai dati di bilancio delle aziende interessate. Questa avvertenza perché i dati ufficiali – che considerano anche le piccole e micro imprese – non collimano perfettamente con i dati dell’Istituto. Lo scorso marzo, Markus Krebber, amministratore delegato di RWE, una delle principali aziende energetiche tedesche, ha dichiarato che è improbabile che l’industria nazionale si riprenda ai livelli pre-guerra in Ucraina, poiché i prezzi elevati del gas naturale liquefatto importato hanno collocato la più grande economia europea in una posizione di “svantaggio”.
Guardando agli Stati Uniti
Da un sondaggio condotto lo scorso settembre dalla Camera di Commercio e dell’Industria tedesca è, inoltre, emerso che il 43% delle grandi aziende industriali stava pianificando di trasferire le proprie attività al di fuori della Germania, con gli Stati Uniti come destinazione principale. Ad attrarre le imprese oltre Atlantico, non solo l’energia a basso costo, con prezzi del gas pari a un sesto di quelli europei, ma soprattutto i sussidi previsti dall’”Inflation Reduction Act”. Lo scorso anno, infatti, le società tedesche hanno annunciato un record di 15,7 miliardi di dollari in impegni di capitale per progetti statunitensi, quasi il doppio rispetto agli 8,2 miliardi di dollari dell’anno precedente.