“Molto buoni”, così fonti del Governo israeliano avrebbero definito i colloqui che avrebbero fatto fare “progressi” importanti per il rilascio di almeno 33 ostaggi israeliani a fronte del ritorno dei palestinesi nel nord di Gaza e il ritiro dell’esercito dal Corridoio Netzarim che taglia in due la Striscia. Israele, però, ha chiarito ai mediatori egiziani che non permetterà a Hamas di perdere tempo o di “trascinare i piedi” per impedire l’operazione militare a Rafah. La proposta dell’Egitto contempla 33 ostaggi perché si ritiene che siano gli unici rimasti in vita dei 134 che dovrebbero essere. Nel frattempo il Segretario di Stato americano, Antony Blinken martedì dovrebbe tornare in Israele. Lo ha riferito l’emittente israeliana Kan, aggiungendo che al centro dei colloqui sarebbe l’offensiva a Rafah in riferimento all’avanzamento dei colloqui con Hamas per la liberazione degli ostaggi.
Dopo gli Usa, anche a Parigi importa violenza
Negli Stati Uniti, invece, continua la pressione delle proteste nelle università a favore della Palestina. La professoressa di Emory (Università di Atlanta) Nicole McAfee, presidente del dipartimento di filosofia dell’università è tra le venti persone arrestate durante gli scontri con la Polizia. Ieri si è dimessa anche la portavoce in lingua araba del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti per protesta con la politica di Washington sulla guerra a Gaza. E’ la terza dimissione dal dipartimento sulla questione. A Parigi gli studenti hanno bloccato l’accesso a Sciences Po, occupato delle aule,chiedendo all’istituzione di condannare le azioni di Israele, ma altri studenti pro-Israele sono scesi in piazza e la polizia è dovuta intervenire per evitare scontri. Gli studenti hanno esposto bandiere palestinesi alle finestre e all’ingresso dell’edificio. Molti indossavano la kefiah bianca e nera che, come in passato, è diventata un emblema di solidarietà con Gaza. Mentre in Turchia il Presidente Erdogan ha snocciolato ancora invettive contro il premier Netanyahu: “come gli assassini prima di lui, Netanyahu ha vergognosamente scritto il suo nome nella storia come il macellaio di Gaza”.
Farnesina: iniziative aiuti non coordinate
In Italia il ministero degli Esteri ha invece segnalato “iniziative promosse da singoli o gruppi volte a portare aiuti via mare direttamente nella Striscia di Gaza, forzando l’attuale blocco navale esercitato da Israele”. Queste iniziative, specifica la Farnesina, “non sono coordinate né con le agenzie Onu, né con Israele, né con il governo italiano o – a quanto risulta – altri governi ed organizzazioni internazionali”.”Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale non ha alcun collegamento con tali iniziative, né è coinvolto o sostiene alcuna raccolta fondi in tale ambito – prosegue la nota – . La partecipazione è del tutto sconsigliata né può essere garantita assistenza diretta, poiché l’avvicinamento all’area bellica presenta un concreto rischio di coinvolgimento in azioni militari”. In Israele diversi rabbini israeliani e statunitensi sono stati arrestati mentre si dirigevano verso il valico di Erez, che collega Israele con il nord della Striscia di Gaza. Trasportavano generi alimentari per la popolazione dell’enclave e chiedevano la fine della guerra.
Onu, 14 anni per rimuovere macerie
L’enorme quantità di macerie e di ordigni inesplosi lasciati dalla devastante guerra di Israele nella Striscia di Gaza potrebbe richiedere circa 14 anni per essere rimossa. È la stima dell’Onu. Pehr Lodhammar, funzionario dell’Unmas (Servizio di azione contro le mine delle Nazioni Unite), ha dichiarato in un briefing a Ginevra che la guerra ha lasciato circa 37 milioni di tonnellate di detriti nel territorio densamente popolato e ampiamente urbanizzato. Intanto le truppe statunitensi che stanno costruendo il molo galleggiante dinanzi le coste di Gaza per aumentare il flusso di aiuti umanitari che entra dal mare nell’enclave assediata da Israele, contano di renderlo operativo entro l’inizio di maggio.