La Pasqua ebraica termina il 29 aprile e in questi giorni l’esercito Israeliano sembra aver allentato la pressione sulla Striscia di Gaza senza tralasciare di preparare l’evacuazione di almeno un milione di palestinesi in vista dell’offensiva su Rafah dove, tra l’altro, era dato ancora presente e attivo il leader di Hamas, Sinwar. Secondo l’esercito già 150.000-200.000 civili hanno lasciato Rafah dal 7 aprile e intanto vengono allestite delle tendopoli per consentire ai rifugiati di allontanarsi verso Khan Yunis, al-Muwasi e il centro di Gaza. Nel frattempo la Casa Bianca, cerca di premere anche su Hamas, e pubblica una lettera congiunta, firmata dai leader di 18 paesi, in cui viene chiesto il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas e si offre in cambio “un cessate il fuoco immediato e prolungato a Gaza”. La lettera è firmata da Argentina, Austria, Brasile, Bulgaria, Canada, Colombia, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Polonia, Portogallo, Romania, Serbia, Spagna, Tailandia e Regno Unito. “Chiediamo il rilascio immediato di tutti gli ostaggi tenuti da Hamas a Gaza da oltre 200 giorni”, si legge e si sottolinea che “il destino degli ostaggi e della popolazione civile di Gaza, che sono protetti dal diritto internazionale, è motivo di preoccupazione a livello internazionale”.
Le nuove condizioni di Hamas
Intanto da Hamas sarebbe arrivata una proposta per un cessate il fuoco di almeno un anno in cambio del congelamento di qualsiasi operazione militare, compreso però anche l’attacco a Rafah. I miliziani palestinesi hanno dichiarato che le forze israeliane “non hanno distrutto più del 20% delle capacità di Hamas, né umane né sul campo” e ribadito che potrebbe sciogliere la sua ala militare, le Brigate al-Qassam, “se si creasse uno Stato palestinese pienamente sovrano in Cisgiordania e Striscia di Gaza”, secondo i confini del 1967.
Il controllo del mar Rosso
Nei giorni scorsi sono riapparsi sulla scena di guerra i ribelli Houthi dello Yemen che sostengono di aver attaccato altre due navi americane e una nave israeliana in transito nel Golfo di Aden e nell’Oceano indiano con droni e sottolineano che “le due operazioni sono state portate a termine con successo”. Non c’è conferma da parte della coalizione occidentale di questo “successo”, ma l’ammiraglio Gryparis, che guida l’operazione europea Aspides, alla quale partecipa anche l’Italia, ha dichiarato che “il livello di minaccia rimane, è concreto e reale”. Ieri mattina la fregata greca Hydra, mentre scortava una nave mercantile nel Golfo di Aden, ha sparato contro due droni, abbattendone uno mentre l’altro è stato allontanato.
Manifestazioni in Usa
Negli Stati Uniti continua la mobilitazione nei campus universitari, soprattutto a Los Angeles, in California, dove le manifestazioni contro la guerra a Gaza sono finite con 93 arresti, e molti corsi resteranno chiusi “fino a nuovo avviso”. Più di 30 persone sono state arrestate anche nel corso di un sit-in di solidarietà con i palestinesi all’Università del Texas di Austin. E lo speaker della Camera, Mike Johnson, ha chiesto le dimissioni della presidente della Columbia University, Minouche Shafik, per la sua “incapacità” nel gestire le proteste filo-palestinesi che da giorni bloccano le attività dell’ateneo. Mentre a Roma e Milano sono volati spintoni, schiaffi e bastonate. In piazza Duomo a Milano al termine del corteo del 25 Aprile è arrivata la comunità ebraica con i suoi striscioni e sono iniziate schermaglie con i manifestanti pro-Palestina mentre a Roma il corteo della Brigata ebraica si è diretto verso il presidio dei movimenti palestinesi e sono stati lanciati dei sassi e qualcuno della Brigata ha cercato di forzare il cordone della Polizia che evitava i contatti.