venerdì, 21 Febbraio, 2025
Società

Def, sì dal Parlamento. Ancora scontro per il ‘Superbonus’

Botta e risposta tra maggioranza e opposizione sui crediti edilizi. Giorgetti: “Patto di Stabilità? Un compromesso, ma anche un passo avanti”

Il Def (che rappresenta il principale strumento della programmazione economico-finanziaria in Italia e indica la strategia nel medio termine) ha ottenuto ieri il via libera del Parlamento, con le Aule di Camera e Senato che hanno ratificato le risoluzioni di maggioranza, allineandosi così alle decisioni del governo. A Palazzo Madama i voti favorevoli sono stati 96, mentre i contrari sono stati 66 e gli astenuti 2. Nell’Aula di Montecitorio i sì sono stati 197, i no 126 e gli astenuti sono stati 3. Nello specifico, il Documento di economia e finanza (definito da Giancarlo Giorgetti realistico e conforme a quanto chiesto dalla Commissione europea) stima la crescita del Pil per il 2024 del +1%, in lieve ribasso rispetto all’1,2% previsto lo scorso autunno nella Nadef, ossia la Nota di aggiornamento. Insomma, una stima prudenziale quella portata avanti dal Ministero dell’Economia (troppo per i partiti di minoranza) visto che bisogna fare i conti con le incertezze legate allo scenario internazionale (su tutte le guerre in Ucraina e in Medioriente) e a quello interno, dove è sempre il ‘Superbonus’ (costato 219 miliardi di euro alle casse dello Stato) a tenere alta la tensione tra maggioranza e opposizione.

Bonus edilizi

E difatti ieri in Aula, prima del voto alla Camera, si è molto dibattuto proprio su questo tema con il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che è tornato ad attaccare il governo precedente proprio sui bonus edilizi ‘donati’ a pioggia: “Esistono almeno dal 1996 e hanno sicuramente contribuito al rinnovamento del patrimonio edilizio e pure alla crescita. Ma nella misura abnorme e ingiustificata del 110% con sconto e cessione hanno creato un mostro che ha distrutto la finanza pubblica in questi anni e nei prossimi a venire”, le parole del titolare del dicastero di via Venti Settembre che ha poi affilato il colpo: “Che bello sarebbe il Superbonus che fa schizzare il Pil, ma che brutto è quello che crea un grave dilemma su chi deve prendere decisioni, se finanziare Superbonus o limitare i trasferimenti alla sanità, alla scuola, alla cultura. Chi ha deciso questo tipo di politica ha deciso di metterli sul Superbonus e in qualche modo toglierli a qualcun altro”.

“Solo un alibi”

Ma per la minoranza di governo, il Superbonus “non c’entra assolutamente nulla” e viene usato come alibi dalla maggioranza che lavora “solo a una politica di austerità alla cui base c’è il neoliberismo, con la sua politica restrittiva, con la crescita zero, con il processo di privatizzazione e svendita di alcuni assetstrategici, con la precarizzazione del lavoro, con l’impoverimento del lavoro, con uno Stato sociale ridotto ai minimi termini”, il parere del senatore Mario Turco, Vicepresidente del M5S. D’accordo il compagno di Partito, il Capogruppo grillino in Commissione finanze della Camera Emiliano Fenu, per il quale il Superbonus è in pratica una scusa cui appellarsi: “Il governo non vuole dire che non potrà confermare le sue misure temporanee, come il taglio del cuneo contributivo, oppure lo potrà fare solo applicando nuovi tagli, o nuove tasse, o nuovi tagli combinati a nuove tasse”. “Stucchevole è l’accusa al Superbonus, dipinto come il Moloch dei conti pubblici italiani. Anche su questo Giorgetti dimentica che è stata in primis la Lega e tutto il Centrodestra a volere, chiedere e ottenere le continue proroghe che hanno portato ai risultati di cui oggi si lamenta”, ha invece detto il Capogruppo Pd in Commissione Bilancio a MontecitorioUbaldo Pagano. Fa una “sola semplice richiesta” Italia viva che tramite il Capogruppo in Commissione Bilancio alla Camera Luigi Marattin chiede che il governo “si impegni formalmente (non a chiacchiere: a quelle sono bravi tutti, e in particolar modo loro) a evitare 18 miliardi di aumenti di tasse che, per il prossimo anno, sono attualmente previsti nel Def”. “Nessuno governo si è mai sognato di presentare un Def in bianco. Solo Meloni lo sta facendo perché il voto europeo è alle porte e non si vuole dire che la prossima legge di Bilancio parte già con un fardello di almeno 23 miliardi” le parole del Vicepresidente di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera Marco Grimaldi.

Nodi irrisolti

Uno dei principali nodi irrisolti che frenano la crescita economica del Paese è rappresentato dal peso elevato del rapporto debito/Pil. Secondo le stime, il debito delle amministrazioni pubbliche è destinato a superare la soglia dei 3.000 miliardi di euro a partire dal 2025. Attualmente, nel 2024, il debito è stimato a 2.980 miliardi di euro, con proiezioni che indicano un aumento a 3.109 miliardi nel 2025 e 3.224 miliardi nel 2026. In questo contesto, il Def specifica che la pressione fiscale dovrebbe scendere al 42,1% del Pil nel 2024, per poi stabilizzarsi intorno al 42,3% del Pil nella media nel triennio 2025-2027.

Patto di Stabilità

Ieri Giorgetti ha anche affrontato il tema del nuovo Patto di stabilità approvato martedì dal Parlamento europeo con solo tre eurodeputati italiani che hanno votato a favore del provvedimento mentre i partiti che sostengono il governo si sono astenuti. Alcuni hanno interpretato il voto come una critica al titolare del Ministero dell’Economia, il quale si era espresso a favore di un accordo differente. “L’approvazione del Patto è un compromesso di una proposta che avevamo fatto noi e che a noi sembrava coerente, perché andava a premiare gli investimenti, che sono esattamente gli obiettivi politici strategici dell’Europa, ripetutamente declamati, che originariamente erano quelli della transizione Green e della transizione digitale. Adesso, si è aggiunto anche quello della sicurezza e, quindi, della difesa, esattamente la proposta italiana che da un anno e mezzo noi abbiamo ottenuto”. E poi ancora: “Abbiamo chiesto che per rispettare quegli obiettivi politici decisi in altra sede, a livello economico e finanziario, le regole di bilancio fossero coerenti per raggiungere quegli obiettivi. Non lo sono, ma quando si è in 27 a discutere bisogna riuscire a ottenere quello che è possibile e ragionevole. Quello che è stato ottenuto è sicuramente un passo in avanti rispetto alle regole di bilancio che sarebbero entrate in vigore esattamente a partire dall’anno prossimo”.

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