Dalle oramai prossime elezioni europee alle voci che vorrebbero l’ex Premier Mario Draghi a capo della Commissione Ue. Dal caso Salis alla conferma che il 25 aprile celebrerà la Festa della Liberazione. Sono solo alcuni degli argomenti che ha trattato ieri il Primo Ministro Giorgia Meloni al termine del secondo e ultimo giorno del Consiglio europeo straordinario di Bruxelles (dove hanno partecipato i leader dei 27 Paesi membri), l’ultimo di questa legislatura. E il Presidente del Consiglio è partito proprio da questo tema nel punto stampa con i giornalisti, augurandosi che il prossimo incontro sarà in uno scenario diverso, politicamente parlando: “Nonostante il lavoro fatto in questi ultimi mesi, in cui abbiamo cercato di cambiare il modo di vedere dell’Europa su alcune grandi materie, penso al tema proprio della migrazione, a quello della sostenibilità ambientale collegato alla sostenibilità economica e sociale, spero che quando ci incontreremo la prossima volta saremo di fronte a un’Europa diversa, più capace di rispondere alle grandi sfide di politica estera, alla difesa dei propri confini, all’autonomia strategica, alle catene di approvvigionamento fondamentali. Spero in un approccio meno ideologico e più pragmatico per i problemi dei cittadini”.
Parola ai cittadini
Meloni è stata poi incalzata dai giornalisti sulle voci che vorrebbero Draghi al vertice della presidenza della Commissione europea, ma in pratica ha glissato sull’argomento. “Sono contenta che si parli di un italiano”, le sue parole, “anche perché stiamo parlando di una figura autorevole. Ma questo dibattito è una filosofia buona per i titoli dei giornali e per fare campagna elettorale. La tendenza di decidere prima che i cittadini votano non mi troverà mai d’accordo. Sono i cittadini che decidono le maggioranze, per questo non parteciperò al dibattito in tal senso. Quello che mi interessa è che sia Draghi che Enrico Letta, che sono considerati due europeisti, ci dicono che l’Europa va cambiata”.
Nuovo patto di competitività
Eccoci arrivati dunque a un altro tema trattato all’interno del Consiglio straordinario, quello relativo al rapporto sulla competitività del mercato unico dell’Ue redatto da Enrico Letta in cui è stato scritto che l’Unione europea non dispone ancora degli strumenti politici adeguati per sviluppare strumenti di strategia industriale come l’Ira, che si basa su schemi di credito d’imposta rapidi e agili. Nel breve termine, ha detto Letta, in mancanza delle condizioni necessarie per istituire strumenti simili, l’obiettivo principale dovrebbe essere perfezionare e rafforzare il quadro esistente. Tuttavia, a lungo termine, per formulare in modo efficace nuove strategie industriali di grande impatto, è fondamentale affrontare le divisioni politiche che circondano la capacità centrale di bilancio dell’Ue. “La questione fondamentale del mercato unico”, ha spiegato l’ex Premier, “è quella evitare la frammentazione: ci sono ostacoli che sono ferme da anni e anni. Ho ripreso molte idee dal bel rapporto Monti del 2010, perché in 14 anni l’Ue non ha voluto applicare le sue raccomandazioni. Quindi oggi dobbiamo spingere davvero perché c’è un divario tra l’Ue e gli Usa”. “Alle quattro libertà esistenti (di movimento dei beni, dei servizi, dei capitali e delle persone), voglio aggiungere una quinta, intangibile se vogliamo”, ha spiegato. “E questo non contraddice quanto ho detto riguardo alla modifica dei trattati perché è possibile farlo sulla base dei trattati esistenti. C’è l’articolo 179 del Trattato, che si concentra in particolare sulla ricerca. Quindi penso che possiamo dare un grande impulso lì, sull’Ai, l’innovazione, lo spazio, i dati”.
Europa da cambiare
Dichiarazioni, queste di Letta – che fanno il paio con quelle di Draghi di qualche giorno fa – che hanno giocato proprio a favore del pensiero di Meloni in merito al rapporto sulla competitività: “Sono due persone considerate europeiste e ci dicono, in pratica, che l’Europa va cambiata. È questo il dibattito che va fatto, non su chi farà cosa. Vorrei che si parlasse su come facciamo a garantire adeguate catene di approvvigionamento, come facciamo a continuare il lavoro sulla migrazione, come facciamo ad affrontare la sfida della sostenibilità ambientale senza rischiare la desertificazione industriale”. Poi una stoccata a tutti quelli che “fino a ieri ci dicevano che andava tutto bene fanno ora devono fare i conti con il fatto che le priorità devono essere altre”.
Il caso Salis
La stampa ha chiesto a Meloni anche il suo pensiero sulla notizia che vuole l’attivista Ilaria Salis, detenuta in Ungheria, candidata da Avs nelle proprie liste alle prossime elezioni europee: “Una sua candidatura non credo cambi nulla rispetto al lavoro che il governo sta facendo. Ma di certo politicizzare questo caso non so quanto possa aiutare alla risoluzione del caso”.
Aiuti all’Ucraina
In merito alla nuova fornitura di armi e strumenti di difesa aerea all’Ucraina, Meloni ha spiegato che il governo sta facendo tutto il possibile e che è il Ministro della Difesa Guido Crosetto a occuparsi “di cosa inviare e di cosa non inviare. Noi vediamo quello accade in Ucraina, c’è un una continua aggressione da parte russa alle infrastrutture civili. Ora colpire le infrastrutture civili è un crimine e tutto quello che noi possiamo fare per impedire che questo accada e per impedire che si possa provare a piegare, cosa che finora fortunatamente non è accaduta, il popolo ucraino con il buio, con il freddo, con la fame”.
Il 25 aprile
Il Presidente del Consiglio infine ha confermato il suo impegno per la Festa della Liberazione: “Lo scorso anno il 25 aprile sono stata a deporre una corona di fiori insieme al Presidente Mattarella come faccio sempre e lo faccio con il massimo rispetto del mio ruolo. Quello che ho e che avevo da dire sul fascismo l’ho detto cento volte e non ritengo di doverlo ulteriormente ripetere. così potete continuare a ripetere che sono una pericolosa fascista e mi aiutate anche, visto che penso che la gente che vede questo governo si renda conto che gli estremisti stanno da un’altra parte e non al governo”.