lunedì, 16 Dicembre, 2024
Esteri

Rimane un mistero il numero degli ostaggi a Gaza

Sei mesi dopo l’attacco di Hamas, il destino degli ostaggi a Gaza è incerto, causando angoscia ai parenti e frenando i negoziati per un cessate il fuoco e la liberazione di prigionieri. Si valuta uno scambio tra 40 ostaggi vulnerabili e detenuti palestinesi. Fonti internazionali riferiscono che la conferma dell’identità degli ostaggi da Hamas complica i colloqui. Durante una breve tregua a novembre, sono stati rilasciati oltre 100 ostaggi, ma ne restano più di 130, con il timore che alcuni siano morti. L’incertezza sullo stato e ubicazione dei prigionieri rende difficile determinare i sopravvissuti. Interrogato su una stima precisa degli ostaggi ancora in vita, un ex alto funzionario israeliano ha risposto che non esistono dati affidabili, ma solo speculazioni. Alcuni funzionari americani hanno criticato Hamas per porre richieste inaccettabili e hanno sottolineato l’indifferenza del gruppo rispetto alla vita del popolo palestinese, rimarcando che Hamas è responsabile dell’inizio del conflitto e sembra intenzionato a perpetuarlo. Il gruppo ha dichiarato di essere pronto a firmare un accordo serio e definitivo ma ha ribadito la richiesta di un cessate il fuoco permanente e di un completo ritiro delle truppe israeliane.

Negoziati complessi

Per il premier qatari Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al Thani i negoziati, coadiuvati da Egitto e USA, sono complessi. Israele ha rivelato che gli ostaggi, sempre in movimento, sono stati localizzati. Le famiglie temono che i loro cari muoiano di fame, malattie o violenze. L’Amministrazione Biden crede che cinque americani siano vivi ma dispersi, con scarse informazioni sul loro stato. Si sospetta che Hamas detenga anche i corpi di altri americani uccisi durante o poco dopo l’attacco del 7 ottobre. Le forze israeliane hanno effettuato ricerche in ospedali, tunnel e cimiteri a Gaza per trovare gli ostaggi e i loro resti. Aviva Siegel, liberata in seguito all’accordo di novembre dopo 51 giorni di cattività, ha descritto la sua esperienza come un incubo, caratterizzato da trattamenti disumani, fame e sete. Il marito, Keith, originario della Carolina del Nord, è ancora prigioniero.

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