lunedì, 25 Novembre, 2024
Attualità

Attacco dell’Iran. In campo la diplomazia internazionale

Ostaggi. Imponente manifestazione in Israele

In 24 ore, in 48, la prossima settimana, anzi sarebbe già dovuta avvenire. Si rincorrono le scadenze della rappresaglia iraniana annunciata contro Israele. Per ora sembra solo mediatica, ma gli Stati Uniti avvertono che è “reale”; lo dice il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby. Il Segretario della Difesa statunitense, Lloyd Austin ha anche parlato con il Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant “per ribadire il ferreo sostegno degli Stati Uniti alla difesa di Israele di fronte alle crescenti minacce provenienti dall’Iran e dai suoi delegati regionali”. E questo significa che l’Iran dovrà fare molta attenzione se e a che tipo di rappresaglia, eventualmente, mettere in atto. Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha reso noto di aver parlato al telefono con l’omologo iraniano Hossein Amir-Ambdollahian.

Nel colloquio Tajani ha rivolto un forte appello alla moderazione all’Iran, sottolineando che una rappresaglia contro Israele provocherebbe una contro reazione dello Stato ebraico. E questo potrebbe innescare un conflitto ancora più largo e pericoloso per tutti gli stati della regione. L’Italia chiede all’Iran di lavorare al contrario per ridurre la tensione e tornare al confronto politico. Le linee diplomatiche con Teheran sono attivissime: anche vari ministri della regione (Arabia Saudita, Emirati, Qatar, Iraq e Turchia) hanno avuto colloqui telefonici con il collega iraniano, così come alcuni ministri europei e occidentali.

Da ultimi il britannico David Cameron, l’australiana Penelope Ying-Yen Wong e la tedesca Annalena Baerbock, che hanno rivolto un forte richiamo alla moderazione. Gli Stati Uniti, temendo attacchi diritti, hanno anche annunciato la restrizione dei movimenti del proprio personale diplomatico in Israele per motivi di sicurezza: “come misura precauzionale, i dipendenti del governo statunitense e i loro familiari non sono autorizzati a viaggiare al di fuori delle aree di Tel Aviv, Gerusalemme e Beersheva fino a nuovo avviso”. Di fatto tutti i ministeri degli Esteri di tutti i paesi sconsigliano viaggi in Iran e Israele.

Sanzioni Ue contro miliziani

La decisione della Ue “manda un chiaro messaggio: quelli che uccidono, bruciano, violentano e abusano dei corpi di bambini, ragazze, donne e uomini commettono atrocità contro l’umanità: ne pagheranno il prezzo”. Lo ha detto il ministro degli esteri israeliano Israel Katz che ha salutato le sanzioni Ue contro le ali militari di Hamas, Jihad islamica e la Nukheba, responsabili dell’attacco del 7 ottobre e dei crimini commessi. Intanto per la prima volta, camion con aiuti umanitari sono entrati nel nord della Striscia dal nuovo valico aperto dall’esercito israeliano che si aggiunge a quello di Erez. Lo ha fatto sapere il portavoce militare che i camion portano alcuni generi di pronto soccorso, compresi quelli alimentari.

Hamas vuole rompere trattative

Secondo alcune notizie dei medi locali “Hamas non intende più proseguire i negoziati per l’accordo”. La “leadership di Hamas ha informato i mediatori di non essere interessata ad ulteriori discussioni sull’accordo, finché non ci saranno progressi nelle sue richieste per la fine della guerra e il ritiro dell’esercito dalla striscia di Gaza”. La notizia viene dopo quella, probabilmente più certa, del fatto che Hamas non è in grado di assicurare il rilascio di almeno 40 ostaggi perché o sono morti o non sono più rintracciabili. Se così fosse si tratterebbe di un bluff durato sei mesi e che renderebbe vane le trattative e cinica la posizione dei palestinesi. Anche per questo centinaia di israeliani ieri hanno marciato nei pressi del kibbutz Urim, nel sud a ridosso di Gaza, per chiedere il rilascio degli oltre 100 ostaggi. Lo slogan della manifestazione contro Hamas – anche in previsione dell’imminente Pasqua ebraica – sono le parole della Bibbia: “Lascia andare il mio popolo”. Ogni dimostrante aveva in mano delle carte con i numeri che rappresentano i 189 giorni in cui gli ostaggi sono prigionieri, insieme alle foto dei rapiti. Alcuni dei manifestanti indossano sacchi di juta come gli schiavi ebrei in Egitto prima dell’Esodo.

Giornalisti feriti

Dopo i cooperanti tornano gli attacchi ai giornalisti. Alcuni reporter, tra cui quello del canale turco Trt in arabo, sono rimasti feriti in un raid israeliano sul campo profughi di Nuseirat, nella parte centrale della Striscia di Gaza. Purtroppo è una zona nella quale l’esercito israeliano rende noto che sta proseguendo l’operazione mirata contro Hamas e altri gruppi armati palestinesi. La 401a Brigata corazzata della 162a Divisione, la Brigata di fanteria Nahal e altre unità hanno ucciso diversi uomini armati nell’area, in combattimenti ravvicinati e richiedendo attacchi aerei.

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