Nella riunione dell’Ecofin, organo del Consiglio europeo che riunisce i Ministri di Economia e Finanza dell’Ue, ieri è stata approvata la tanto discussa direttiva sulle ‘case green’, con un chiaro verdetto: 26 Stati membri a favore, e solo Italia e Ungheria a votare contro. La direttiva, la cui versione definitiva era già stata concordata con il Parlamento Europeo a dicembre, stabilisce gli obiettivi per ridurre le emissioni di carbonio nel settore edilizio. Entro il 2030, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero, mentre per gli edifici esistenti sono previste ristrutturazioni per ridurre il consumo energetico del 16% entro lo stesso anno e del 20-22% entro il 2035. Inoltre, sono pianificate ulteriori misure, come la ristrutturazione del 16% degli edifici non residenziali entro il 2030 e del 26% entro il 2033. E dal 2040 stop alle caldaie a gas.
La preoccupazione italiana
Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha espresso preoccupazioni circa gli oneri finanziari che questa direttiva potrebbe imporre al nostro Paese. “La posizione italiana è nota. Il tema è: chi paga?” le sue parole che hanno anche evidenziato le difficoltà legate all’alto debito pubblico italiano e alla questione degli incentivi pubblici. Giorgetti ha citato precedenti esperienze italiane in cui solo una minoranza privilegiata ha beneficiato di finanziamenti statali per ristrutturazioni edilizie, lasciando il resto della popolazione a sopportare il peso economico. La preoccupazione del Ministro è che siano le famiglie del ceto medio e basso a doversi onerare dei costi di questa transizione in una fase già difficile per le tasche dei connazionali.
L’opposizione di Italia e Ungheria ha suscitato reazioni diverse all’interno dell’Ue. Mentre alcuni hanno lodato il coraggio di mettere in discussione la direttiva, altri hanno criticato l’isolamento dei due Paesi, sottolineando la necessità di un fronte comune per affrontare la crisi climatica. Il Movimento 5 Stelle italiano ha accusato il governo di Giorgia Meloni di seguire un’agenda isolazionista, ponendo l’Italia in una posizione di vulnerabilità all’interno del vecchio continente.
Il Commissario europeo per il green deal Maros Sefcovic ha invece dichiarato che secondo lui “questa direttiva riveduta rappresenta un vantaggio per i cittadini perché il miglioramento della prestazione energetica degli edifici si tradurrà sia in una riduzione delle bollette energetiche che in una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra”.
Debito comune e Pnrr
Al margine dell’incontro Giorgetti ha poi commentato l’implementazione del Recovery Plan. Ha evidenziato burocrazia e costi amministrativi elevati, come lamentato anche da altri Paesi membri. Il Ministro ha proposto la possibilità di estendere la scadenza per l’erogazione dei fondi Ue del Pnrr oltre il 2026, idea condivisa anche dai polacchi, ma ha ammesso la mancanza di un sostegno forte per attuare tale proposta. Ha anche dichiarato la disponibilità dell’Italia a valutare l’idea del commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, di replicare il modello di debito comune per obiettivi comuni che sta alla base del Piano nazionale.
Giorgetti ha affrontato anche le polemiche legate alle indagini in corso su presunte frodi legate ai fondi del Pnrr in Italia e in Grecia, sottolineando l’impegno italiano nella loro individuazione e repressione, nonostante la complessità dettata dalla montagna di procedure burocratiche messe in atto dalla Commissione europea.