domenica, 22 Dicembre, 2024
Europa

Il Parlamento Ue approva il Patto sui migranti. Piantedosi: “Superato il Regolamento di Dublino”

Von der Leyen: “L’Italia non resterà più sola”. Critica la Cei: “Fallimento della solidarietà europea”

Un passo avanti cruciale nel tentativo dell’Ue di gestire in modo più efficace e umano i flussi migratori che attraversano le sue frontiere, ma che ha suscitato comunque non poche polemiche proprio dall’Aula di Bruxelles dove al termine del voto si sono udite urla di protesta e assistito a lanci di aeroplanini di carta.

Favorevoli e contrari

Ma per La Presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola “è stata fatta la storia per aver trovato un equilibrio tra solidarietà e responsabilità”. Un Patto, per la Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, grazie al quale nessun Paese sarà ora lasciato solo per l’introduzione del meccanismo di solidarietà obbligatoria che favorisce quelle nazioni maggiormente interessate dal fenomeno come l’Italia appunto: “L’Europa migliore è l’Europa che si muove unita”. Raggiante anche la Commissaria europea agli Affari interni Ylva Johansson che ha parlato di “un grande risultato”. Per il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi con l’approvazione del Patto “il regolamento di Dublino è stato finalmente superato”. La pensa diversamente monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei che ha parlato di una deriva nella politica europea dell’asilo e il fallimento della solidarietà europea “che sembra infrangersi come le onde contro i barconi della speranza. L’Europa sostituisce la vera accoglienza con un pagamento in denaro. E pretende ancora di più dai Paesi di frontiera, come l’Italia: controlli più veloci, ritorni nel primo Paese di sbarco di chi si muove in Europa senza un titolo di protezione internazionale, rimpatri facilitati in Paesi terzi non sicuri, chiudendo gli occhi su esternalizzazioni dei migranti”.

Da Tusk a von der Leyen

Il percorso verso questo accordo non è stato tra i più semplici. Facendo un passo indietro, le proposte iniziali avanzate nel settembre 2020 dalla Commissione Von Der Leyen hanno segnato un cambio di rotta rispetto alle politiche precedenti visto che l’approccio basato sui ricollocamenti obbligatori, sostenuto dall’ex Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, era fallito di fronte all’opposizione dei Paesi dell’Est, in particolare quelli del Gruppo di Visegrad.

E dunque proprio l’accantonamento del principio dei ricollocamenti obbligatori ha aperto la strada a un nuovo compromesso, reso possibile anche dal cambiamento di linea politica dell’Italia che ha deciso di concentrarsi sugli accordi con gli Stati di transito e di origine per ridurre i flussi migratori, un orientamento che ha ottenuto un ampio consenso a Bruxelles.

Testi legislativi

Il Patto, composto da dieci testi legislativi, rappresenta un compromesso delicato tra 27 Paesi con diverse priorità e posizioni politiche. Ma cosa prevede concretamente questo pacchetto di leggi? Di certo le misure mirano non solo a migliorare l’accoglienza e la gestione dei richiedenti asilo, ma anche a prevenire abusi e movimenti secondari.

Il fulcro del Patto è la normativa sulla gestione dell’asilo e della migrazione, destinata a sostituire il precedente Regolamento di Dublino. Questo nuovo regolamento, a differenza del sistema attuale, mira a ridistribuire in modo più equo il carico delle domande di asilo tra gli Stati membri dell’Ue. In particolare, prevede un meccanismo di solidarietà obbligatorio, che implica che gli Stati membri più colpiti dalla pressione migratoria ricevano sostegno dagli altri membri.

Per aiutare i Paesi sottoposti a una forte pressione migratoria, gli Stati membri potranno scegliere tra due opzioni: ricollocare i richiedenti asilo nel loro territorio o versare contributi finanziari. Il calcolo del contributo di ciascuno Stato si basa sulla dimensione della popolazione e sul suo Pil.

Inoltre il Patto stabilisce una soglia minima di 30.000 richiedenti asilo per i ricollocamenti e un contributo finanziario di 600 milioni di euro. Ma, in caso di impegni di ricollocamento insufficienti da parte degli Stati membri, una nazione beneficiaria può richiedere alle altre nazioni di assumersi la responsabilità di esaminare le domande di protezione internazionale delle persone che devono essere rimpatriate nel Paese beneficiario.

Le critiche

Come anticipato, non sono mancate le critiche a questo Patto che, per esempio, per il Carroccio, non è sufficiente: “La Lega aveva presentato emendamenti di buonsenso per prevenire le partenze, realizzare centri di identificazione gestiti dall’Ue in Nord Africa e rafforzare gli accordi di cooperazione con altri Paesi per facilitare i rimpatri. Non hanno ascoltato le nostre proposte e hanno preferito seguire l’ideologia”. All’Eurocamera ha votato contro il Pd “perché il compromesso raggiunto è caratterizzato non soltanto da gravi e inaccettabili manchevolezze sul versante dei diritti umani, ma anche dal punto di vista degli interessi specifici dell’Italia”. Una volta approvate formalmente anche dal Consiglio, le leggi entreranno in vigore dopo essere state pubblicate nella Gazzetta ufficiale dell’Ue. L’applicazione dei regolamenti è prevista dopo due anni. Per quanto riguarda la direttiva sulle condizioni di accoglienza, gli Stati membri avranno due anni di tempo per introdurre le modifiche nelle loro leggi nazionali.

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