venerdì, 5 Luglio, 2024
Attualità

Fondazione Gimbe: quasi due milioni di italiani rinunciano alle cure per motivi economici

Nel 2022 la spesa sanitaria out-of-pocket, ovvero quella sostenuta direttamente dalle famiglie, ammonta a quasi 37 miliardi di euro: in quell’anno oltre 25,2 milioni di famiglie italiane in media hanno speso per la salute 1.362 euro, oltre 64 euro in più rispetto al 2021. È quanto emerge dai dati diffusi dalla Fondazione Gimbe. I dati forniti dal Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (BES) 2022, realizzato in collaborazione tra Istat e Cnel documentano che la percentuale di persone che rinunciano a prestazioni sanitarie, dopo i dati drammatici del periodo pandemico (9,6% nel 2020 e 11,1% nel 2021), nel 2022 si è attestata al 7%, percentuale comunque maggiore a quella pre-pandemica del 2019 (6,3%). “Si tratta di oltre 4,13 milioni di persone che, secondo la definizione Istat, dichiarano di aver rinunciato nell’ultimo anno a visite specialistiche o esami diagnostici pur avendone bisogno, per uno o più motivi: problemi economici (impossibilità di pagare, costo eccessivo), difficoltà di accesso (struttura lontana, mancanza di trasporti, orari scomodi), lunghi tempi di attesa”, spiega il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta. In particolare, nel 2022 ha rinunciato alle cure per motivi economici il 3,2% della popolazione, ovvero quasi 1,9 milioni di persone.

Povertà in crescita

“L’impatto sulla salute individuale e collettiva dell’indebolimento della sanità pubblica non può limitarsi a valutare gli indicatori relativi alla spesa delle famiglie, ma deve anche considerare il livello di povertà assoluta della popolazione”, afferma Cartabellotta. Secondo le statistiche Istat sulla povertà, tra il 2021 e il 2022 l’incidenza della povertà assoluta per le famiglie in Italia, ovvero il rapporto tra le famiglie con spesa sotto la soglia di povertà e il totale delle famiglie residenti, è salita dal 7,7% al 8,3%, ovvero quasi 2,1 milioni di famiglie. Il Nord-Est ha registrato l’incremento più significativo, passando dal 7,1% al 7,9%, seguito dal Sud con un aumento dal 10,5% all’11,2% e dalle Isole con un incremento dal 9,2% al 9,8%.

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