venerdì, 22 Novembre, 2024
Esteri

“Tende per l’evacuazione di Rafah prima dell’attacco”

Idf: ritiro da Khan Yunis per i combattimenti nel Sud di Gaza

Aumentano le proposte di accordo per la fine della guerra in Medio Oriente: c’è chi prevede il ritorno di 150mila sfollati, chi una tregua di tre giorni, chi di 40 giorni, chi il rilascio di 40 ostaggi subito e poi tutti gli altri, chi tutti contemporaneamente, chi sei settimane di tregua in cambio di 900 detenuti palestinesi per metà ostaggi israeliani. Le fonti sono le più disparate e il dato di fatto concreto, finora, è che non c’è più stata nessuna tregua da novembre. La proposta israeliana “non include un ritiro totale e un cessate il fuoco. Non possiamo accettare una proposta del genere, che non parla di un cessate il fuoco totale e permanente”, ha dichiarato un funzionario di Hamas, Sami Abu Zuhri secondo cui “la nuova proposta americana ignora le richieste del nostro popolo e si concentra solo sul ritorno dei rapiti”. Ieri il leader palestinese Muhammad Dahlan è arrivato al Cairo da Abu Dhabi per seguire gli sviluppi dei negoziati tra mediatori egiziani, americani, del Qatar, di Hamas e israeliani sul cessate il fuoco. Hamas sostiene che “se Netanyahu annuncia comunque l’attacco a Rafah ci si chiede perché negoziare.” Ma il Segretario di Stato Usa, Antony Blinken è fiducioso: “continuiamo ad avere un dialogo con Israele su un’eventuale operazione a Rafah e siamo profondamente preoccupati per la sicurezza dei civili”. In una conferenza stampa a Washington con il ministro degli esteri britannico David Cameron. Blinken ha anche specificato che “non ha nessuna data” sull’inizio di un attacco israeliano nell’area. Gli Stati Uniti hanno anche ribadito di non avere prove che a Gaza sia in atto un genocidio.

Netanyahu: vinceremo l’asse del male

Sulla rappresaglia attesa dall’Iran dopo l’attacco di Israele al consolato iraniano a Damasco, media americani sostengono che non sarà diretta, ma avverrà attraverso gruppi miliziani, che si muoveranno simultaneamente, su larga scala e avendo di mira esclusivamente Israele. Teheran teme una drammatica escalation dei combattimenti, dicono le fonti, e non vuole dare agli Stati Uniti o ai suoi alleati una scusa per attaccare direttamente l’Iran. Anche qui come per le trattative le fonti sono spesso anonime e le notizie si elidono a vicenda. Quello che è certo sono le dichiarazioni del premier israeliano Netanyahu che, parlando alle reclute, ha detto: “completeremo la liquidazione dei battaglioni di Hamas, anche a Rafah.

Non c’è forza al mondo che possa fermarci. Ci sono molte forze che cercano di farlo, ma questo non servirà a nulla, non ci fermerà. Abbiamo tre obiettivi: liberare gli ostaggi, eliminare Hamas. e garantire che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele”. Ora a questi obiettivi, che il premier ripete da mesi ,se ne è aggiunto un quarto: sconfiggere “l’asse del male” guidato dall’Iran. “Quando vinceremo – ha aggiunto Netanyahu – non sarà solo una vittoria su Hamas, sarà una vittoria sull’Asse del male. Tutti in Medio Oriente – e non solo – sono seduti sugli spalti a guardare per vedere chi vincerà su questo campo di battaglia: Israele o Iran e i suoi affiliati. Ma sapete già chi vincerà.” Intanto il Governo ha fatto acquistare 40.000 tende da utilizzare per gli sfollati dal sud della Striscia di Gaza che stanno rientrando nei proprio luoghi di origini dopo l’inizio del ritiro delle truppe di terra israeliane. Mentre l’esercito giordano ha lanciato pacchi di cibo, vestiti, dolci e giocattoli sulla Striscia di Gaza in occasione di Eid al-Fitr, la festa che conclude il Ramadan.

Sanchez per la Palestina

Il Governo spagnolo ha annunciato che il primo ministro Pedro Sanchez inizierà una “serie di viaggi, incontri e contatti con leader europei e internazionali” per “promuovere il riconoscimento della Palestina come Stato”. Il premier inizierà il tour venerdì in Norvegia dove si riunirà con il primo ministro. Lo stesso giorno si recherà poi in Irlanda dove incontrerà il nuovo premier. Lunedì prossimo si riunirà a Madrid con il premier portoghese. Martedì viaggerà in Slovenia e successivamente si riunirà con il premier belga, il cui Paese detiene attualmente la presidenza di turno dell’Ue.

Guerra commerciale Turchia-Israele

Intanto è scoppiata una guerra commerciale tra Israele e Turchia. Il ministro degli esteri israeliano, Israel Katz, ha risposto ai blocchi turchi di esportazione, soprattutto di acciaio, ferro e alluminio dicendo: “Erdogan sta ancora una volta sacrificando gli interessi economici del popolo turco per il suo sostegno ad Hamas: risponderemo di conseguenza e prepareremo un elenco esteso di ulteriori prodotti che Israele impedirà alla Turchia di esportare”. Israele – ha fatto sapere il ministero – farà appello “ai paesi filo-israeliani e alle organizzazioni negli Usa affinché interrompano investimenti in Turchia e impediscano l’importazione di prodotti dalla Turchia” e impongano “sanzioni”. Quanto alle guerre sulle rotte commerciali, ieri i ribelli Houthi, hanno preso di mira una nave mercantile battente bandiera delle Isole Marshall, di proprietà inglese, gestita da italiani. Non ci sono stati danni né a cose né a persone.

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