In occasione della XXXII edizione del concorso nazionale Ercole Olivario, dedicato alle eccellenze dell’olio extravergine d’oliva italiano, i protagonisti del turismo dell’olio Evo lanciano un’operazione di sistema che sancisce la nascita di un vero e proprio ‘think tank’ (centro studi, centro di ricerca, laboratorio d’idee) dell’oleoturismo. La collaborazione è il frutto del lavoro svolto dalle associazioni Città dell’Olio e Unaprol-Coldiretti con Roberta Garibaldi, professore di Economia e gestione delle imprese turistiche all’Università degli Studi di Bergamo e autrice del Rapporto annuale sul turismo enogastronomico. Un’alleanza, quella delle associazioni, attuata per la valorizzazione di un settore composto da circa un milione di imprese olivicole, per un valore della produzione che sfiora i due miliardi di euro l’anno basato su una straordinaria biodiversità (oltre 250 milioni di piante, con oltre 550 varietà diverse, per 43 Dop riconosciute). Durante il concorso nazionale, è stato presentato il “primo Rapporto sul turismo dell’olio”, che comprende i dati sulla capacità attrattiva del comparto e le linee guida individuate tra le aziende italiane che già hanno avviato un progetto di accoglienza turistica e che diverranno la base per aderire alla seconda grande novità: il lancio nel web del sito www.turismodellolio.com, il primo portale nazionale dedicato al Turismo dell’Olio.
Oltre trecento le esperienze selezionate
‘www.turismodellolio.com’ non è soltanto un sito dedicato alle aziende coinvolte, ma offre agli appassionati dell’olio Evo anche la possibilità di acquistare i pacchetti turistici delle aziende individuate dal think tank come casi di eccellenza turistica ed esperienziale. Inoltre, il think tank effettuerà il controllo sul “rispetto da parte delle aziende produttrici di olio Evo, dei criteri fondamentali della buona accoglienza in azienda, favorendo inoltre la commercializzazione delle esperienze oleo-turistiche a livello nazionale e internazionale”. Il portale è già online e all’interno di turismodellolio.com sono oltre trecento le esperienze selezionate. Secondo la prima edizione del Rapporto sul turismo dell’olio presentato in occasione del Concorso, la visita a un frantoio è un’esperienza ancora poco praticata tra i turisti, con ampi margini di crescita legati anche al contenuto sano dell’esperienza e all’inserimento dell’olio Evo come prodotto di bellezza e di cura della persona, dalla tavola alle spa e ai centri benessere. Nel dettaglio, il rapporto rileva come il 15% dei turisti italiani ha già preso parte, negli ultimi tre anni, alla visita in un’azienda olearia. Questa percentuale sale al 19% nel caso del turista orientato alle esperienze enogastronomiche. In particolare, solo l’11% della fascia d’età 18-24 anni e solo il 10% della fascia 25-34 vi ha preso parte, mentre tra gli over 65 anni la percentuale sale al 23%.
Cosa spinge il turista verso una visita in frantoio
“Questi dati dimostrano una potenzialità di sviluppo davvero altissima, con l’offerta che può pensare di diversificarsi in base agli interessi degli italiani – spiega Roberta Garibaldi, autrice del Rapporto sul Turismo dell’olio, evidenziando – la leva principale che spinge il turista a prendere in considerazione una visita in frantoio o in azienda olivicola è lo shopping e il tasting experience (esperienza di degustazione)”. I dati del sondaggio mostrano che il 72% degli intervistati vorrebbe acquistare il prodotto a prezzi interessanti e il 70% amerebbe degustare l’olio e le diverse tipologie prodotte in azienda in abbinamento a prodotti e cibi del luogo. Risposte soddisfacenti sono anche quelle legate alle esperienze di ‘turismo attivo’: il 70% desidera vedere come si produce l’olio, il 64% degli intervistati ha l’intenzione di partecipare alla raccolta delle olive e il 65% sogna una cena a lume di candela. Inoltre, il 57% gradirebbe recarsi in centri benessere che offrono trattamenti legati all’olio e il 70% vorrebbe assaporare al ristorante le diverse tipologie di olio in abbinamento ai vari piatti durante la cena. Da evidenziare, infine, il forte collegamento tra olio e patrimonio storico italiano: il 73% dei turisti enogastronomici vorrebbe visitare un frantoio storico, il 72% ambirebbe al soggiorno in una dimora storica con oliveto e orciaia al proprio interno e il 59% vorrebbe poter visitare un museo nazionale dedicato all’olio extravergine di oliva”.
Un’opportunità di rilancio di luoghi e comunità
“Il turismo dell’olio è anche un’opportunità di rilancio di luoghi e comunità, quali le Città dell’Olio italiane – evidenzia Michele Sonnessa, presidente di Città dell’Olio – Per noi l’olivo è il simbolo della difesa di uno stile di vita e di una battaglia per la sopravvivenza dei nostri paesi. Le oltre 480 Città dell’Olio italiane sono per lo più piccoli comuni, sotto i 5.000 abitanti, per il 90% situati nelle aree interne, che vivono una situazione paradossale di abbandono olivicolo, ma anche di abbandono urbano, perché l ‘economia locale non ce la fa a sostenere la sopravvivenza delle persone in questi territori. Difendere l’olivo in questi territori – conclude Michele Sonnessa – vuol dire preservare la presenza umana”. Anche il direttore di Unaprol e Amministratore Unico della Fondazione Evoo School, Nicola Di Noia, commenta: “La presentazione del Rapporto 2023 conferma che l’Oleoturismo è un importante strumento di crescita per le imprese della filiera. I flussi di turisti sempre più attenti alla sostenibilità ambientale, alla tutela del paesaggio, ad una sana alimentazione, possono trovare proprio nelle imprese olivicole esperienze che richiamano questi valori, legati all’olio EVO di qualità”.