venerdì, 22 Novembre, 2024
Giovani

L’Italia in ritardo nel settore dell’istruzione e della formazione

Preoccupanti i dati dell'Istat

Un confronto internazionale ha messo in luce un dato preoccupante per l’Italia: il nostro Paese si trova in ritardo rispetto ai principali Stati dell’Unione europea nell’ambito dell’istruzione e formazione degli adulti. I numeri comunicati dall’Istat parlano chiaro: tra gli adulti di età compresa tra i 25 e i 64 anni, solo il 35,7% partecipa attivamente ad attività di formazione, sia formale che non formale. Questo dato è quasi 11 punti percentuali al di sotto della media europea, piazzando l’Italia al 21° posto su 27 nella classifica Ue. Lontani sono gli obiettivi stabiliti dal Consiglio europeo per il 2025, che fissano un minimo del 47% per il tasso di partecipazione alle attività di istruzione e formazione per la fascia d’età 25-64. Ancora più allarmante è il confronto tra attività formali e non formali, dove l’Italia si pone al di sotto della media europea in entrambi i casi: solo il 4% della popolazione partecipa ad attività formali, mentre il 34,1% partecipa ad attività non formali. Anche il numero complessivo di ore dedicate alla formazione è inferiore rispetto alla media UE27, con una netta discrepanza nel numero di ore dedicate all’istruzione formale.

Fattori socio-demografici

È evidente che la partecipazione degli adulti a percorsi di istruzione e formazione è influenzata da molteplici fattori socio-demografici, come l’età, il livello di istruzione, la condizione occupazionale e professionale. In particolare, l’età gioca un ruolo determinante, con una netta diminuzione della partecipazione alle attività di apprendimento all’aumentare degli anni. Una problematica importante riguarda i giovani tra i 18 e i 24 anni, poiché nel 2022 il 10,2% di loro, pur avendo un titolo secondario di I grado, non è inserito in alcun percorso formativo. Tuttavia, all’aumentare del livello di istruzione, si osserva una maggiore partecipazione alle attività formative, sia formali che non formali.

Elevato titolo di studio

All’aumentare del livello di istruzione cresce la partecipazione alle attività formative formali e non formali; l’evidenza viene confermata anche depurando il confronto dall’effetto dell’età, tenendo cioè conto del fatto che la popolazione più anziana possiede in generale livelli di istruzione meno elevati. Analogamente, all’aumentare del livello di istruzione dei genitori cresce la partecipazione alla formazione continua (dal 25,6% nel caso i genitori abbiano un basso livello di istruzione al 66,3% di chi ha almeno un genitore con titolo terziario) e si riduce drasticamente, per i 18-24enni, il rischio di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione (dal 24% se i genitori hanno al più un diploma di scuola secondaria di I grado al 3% se almeno uno dei genitori possiede un titolo terziario). La condizione occupazionale gioca anch’essa un ruolo significativo: i disoccupati partecipano in misura minore rispetto agli occupati, e tra questi ultimi si registra una maggiore partecipazione delle donne rispetto agli uomini, specialmente tra i livelli professionali medio-alti. Le differenze territoriali sono evidenti, con una netta separazione tra il Nord-est e il Sud. Inoltre, l’età media dei partecipanti ai corsi di formazione è di 40,4 anni, con una distribuzione differenziata tra attività formali e non formali.

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