In una storia di aborti ricorrenti, quando si verificano due o più aborti consecutivi, è importante valutare anche lo stato di salute dell’uomo. Lo rivelano studi recenti condotti presso il Centro Multidisciplinare di Patologia della Gravidanza di Humanitas San Pio X e Humanitas ICH di Rozzano, finanziati anche da Fondazione Humanitas per la Ricerca. I risultati delle ricerche attestano che la frammentazione del Dna del liquido spermatico e infezioni genito urinarie dell’uomo hanno un ruolo nei casi di insuccesso ostetrico. “Contrariamente a quanto si pensava fino a poco tempo fa, esiste un legame tra alcune patologie o caratteristiche del liquido spermatico e la difficoltà a portare a termine la gravidanza.” Il ruolo maschile, quindi, va al di là del solo concepimento e ha effetti anche nelle prime, delicatissime fasi di sviluppo embrionale. Serve un approccio multidisciplinare che coinvolga la coppia. Dai primi risultati è stato raggiunto un tasso di gravidanze spontanee conclusesi con successo pari al 67%, senza ricorrere a tecniche di fecondazione in vitro.
Modificare l’approccio
Si tratta di evidenze importanti, spiega un report della Fondazione, perché utili a modificare in modo sostanziale l’iter di trattamento delle coppie con storie di aborti ricorrenti, e portatrici di speranza per molti uomini e donne desiderosi di diventare genitori. Quando si verificano aborti ricorrenti si tende a cercarne l’origine nella salute della donna, indagando su squilibri ormonali e metabolici, malformazioni uterine, infezioni del tratto genitale, alterazioni della coagulazione. Nel 40% dei casi però, l’insuccesso ostetrico viene classificato come idiopatico, cioè senza causa. Quando si coinvolge anche l’uomo nei test di screening le cose iniziano a cambiare, perché si identificano nuove possibili concause per gli aborti ricorrenti, che possono essere trattate.
La qualità degli spermatozoi
Gli specialisti Humanitas guidati dalla professoressa Nicoletta Di Simone, docente di Ginecologia, ritengono che l’infezione da Human Papilloma Virus (HPV) è responsabile dell’insorgenza di patologie oncologiche a danno dell’apparato genito-urinario, come il tumore della cervice uterina, e di malattie sessualmente trasmissibili. Questa infezione colpisce non solo la donna ma anche l’uomo e anche senza sintomi evidenti. Recenti studi attestano un’associazione tra infezione maschile da HPV e storie di insuccesso ostetrico nel primo trimestre di gravidanza. Negli ultimi anni, sta inoltre aumentando l’attenzione verso l’integrità del Dna degli spermatozoi, che potrebbero apparire normali in numero e motilità (lo spermiogramma, quindi, non presenta anomalie) ma avere delle caratteristiche di scarsa qualità del Dna.
Coinvolgimento dei partner
“Le prime evidenze mostrano un’associazione significativa tra indice di frammentazione del Dna spermatico e aborti spontanei ricorrenti”, spiega la professoressa Di Simone. “Le analisi che hanno portato a queste conclusioni sono state condotte su diverse tipologie di uomini: fertili con almeno due gravidanze portate a termine con successo, con problemi di fertilità cioè mancato raggiungimento di una gravidanza dopo 12 mesi o più di rapporti sessuali regolari non protetti, e infine appartenenti a coppie con storia di abortività ricorrente.” Questo presuppone il coinvolgimento e la disponibilità di entrambi i partner ad affrontare insieme un percorso diagnostico e terapeutico, motivo per cui è necessario che la problematica venga approcciata in un’ottica di multidisciplinarietà, anche dal punto di vista della ricerca scientifica.