Alti funzionari degli Stati Uniti e di Israele si sono incontrati virtualmente per discutere i piani israeliani riguardanti un possibile intervento terrestre a Rafah, nella Striscia di Gaza. Tuttavia, l’incontro non è stato privo di tensioni, con divergenze significative che hanno reso evidente la complessità della situazione. Secondo quanto riportato da due funzionari statunitensi, la tensione è salita quando la parte americana ha espresso il proprio rifiuto verso la proposta israeliana di evacuare i civili palestinesi che cercavano rifugio a Rafah. Il ministro israeliano degli Affari Strategici, Ron Dermer, ha difeso vigorosamente il piano, alzando la voce e gesticolando durante l’incontro. D’altra parte, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan e il Segretario di Stato Antony Blinken hanno mantenuto un approccio calmo e misurato.
L’idea israeliana prevedeva lo spostamento di 1,4 milioni di civili in tende da allestire a nord di Rafah. Tuttavia, ciò che ha sollevato dubbi è stata la mancanza di piani concreti per le necessità sanitarie e logistiche, come cibo e acqua. Secondo quanto riferito dai funzionari, la parte israeliana aveva considerato soltanto una piccola porzione delle tende necessarie, risultando in un approccio insufficiente alla crisi umanitaria che avrebbe potuto derivarne.
Il disappunto
Dopo la risposta scettica degli Stati Uniti, i funzionari israeliani hanno manifestato il loro disappunto. Ulteriori dettagli sui piani d’invasione terrestre a Rafah sono attesi per un prossimo incontro. John Kirby, portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale, ha chiarito che l’obiettivo dell’incontro era discutere le preoccupazioni degli Stati Uniti riguardo all’operazione a Rafah e proporre alternative più mirate. All’incontro virtuale hanno partecipato oltre sette altri alti funzionari statunitensi, mentre il contingente israeliano includeva Dermer e il consigliere per la sicurezza nazionale israeliano Tzachi Hanegbi.