Lizelle Gonzalez, una donna del Texas che aveva autoindotto un aborto, ha presentato una causa contro i procuratori della frontiera tra Usa e Messico. Questo, dopo essere stata accusata di omicidio e aver trascorso due notti in carcere prima che le accuse venissero ritirate. La denuncia, depositata in un tribunale federale, segue la sanzione ricevuta dal procuratore distrettuale della contea di Starr da parte dell’Ordine degli avvocati dello Stato del Texas per il suo ruolo nella vicenda nel 2022. Gonzalez, che aveva interrotto la gravidanza di 19 settimane con il farmaco misoprostolo, sostiene di aver subito danni e chiede un risarcimento di un milione di dollari, sostenendo che il suo arresto e la successiva attenzione mediatica hanno avuto un impatto irreversibile sulla sua vita.
Violazione della privacy
Il procuratore Gocha Ramirez e il giudice della contea di Starr, Eloy Vera, si sono astenuti dal commentare la causa, non ancora notificata a Ramirez. L’accusa rileva che l’ospedale, denunciando l’aborto, ha violato la privacy di Gonzalez. Nonostante la consapevolezza che le donne che si sottopongono ad aborto sono esenti, in Texas, da accuse penali, i pubblici ministeri hanno proceduto con l’imputazione. Ramirez, dopo aver inizialmente incriminato Gonzalez, ha ritirato le accuse poco tempo dopo, ma solo dopo che la donna aveva già trascorso due notti in prigione e era stata pubblicamente identificata come sospetta di omicidio. A seguito dell’incidente, Ramirez ha accettato di pagare una multa di 1.250 dollari e di sospensione della licenza per un anno in un accordo con l’Ordine degli avvocati, riconoscendo di aver commesso un errore.