Radio Free Asia ha annunciato la chiusura del suo ufficio a Hong Kong, motivando la decisione con le crescenti inquietudini riguardo alla nuova legge sulla sicurezza nazionale. Il media statunitense ha espresso preoccupazioni per la sicurezza del proprio personale in seguito all’introduzione dell’Articolo 23.
“L’atteggiamento delle autorità di Hong Kong, incluso il riferimento a RFA come ‘entità straniera’, solleva dubbi sulla possibilità di proseguire le attività in sicurezza”, ha dichiarato Bay Fang, presidente di Radio Free Asia. Ha poi aggiunto che, nonostante il mantenimento della registrazione ufficiale come ente di informazione, l’ufficio fisico è stato chiuso e non ci sono più impiegati in loco, segnando la fine di un’era iniziata nel 1996. Resta incerta la sorte dei dipendenti coinvolti o eventuali trasferimenti. Il governo di Hong Kong non ha commentato direttamente la chiusura, ma ha criticato qualsiasi asserzione negativa riguardo all’articolo 23. Un portavoce ha affermato che sarebbe ingiusto e oltraggioso suggerire che i giornalisti si sentano minacciati operando esclusivamente a Hong Kong.
Pene severe
L’Articolo 23, approvato unanimemente da un parlamento senza opposizione il 23 marzo, prevede pene severe per crimini quali tradimento e sedizione, estendendo la legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino nel 2020. Nonostante le autorità cinesi e di Hong Kong sostengano la necessità delle leggi per la stabilità post-proteste del 2019, i critici vedono un’erosione delle libertà civili nell’ex colonia britannica, passata sotto il controllo cinese nel 1997. Il Dipartimento di Stato USA ha espresso preoccupazione per la repressione della libertà di stampa, evidenziata anche dal peggioramento della posizione di Hong Kong nell’indice di Reporter Senza Frontiere, sceso al 140° posto nel 2023.