Gran lavoro al Ministero dell’Economia e delle Finanze per scrivere il documento che il ministro Giorgetti presenterà al Consiglio dei ministri del 10 aprile e che conterrà le previsioni del governo sull’andamento dell’economia e della finanza pubblica.
Mai come quest’anno il Documento di Economia e Finanza si annuncia una sorta di work in progress. Sui dati che conterrà peseranno, oltre alle normali imprevedibili variazioni degli scenari mondiali, due eventi in particolare: le prossime elezioni europee e le decisioni della Bce.
Giorgetti è orientato verso un prudente ottimismo sulle prospettive di crescita che dovrebbero attestarsi all’1% rispetto all’1,2% previsto dalla Nadef dello scorso settembre. Si tratta comunque di un dato migliore di quanto previsto da Commissione europea, Fondo Monetario e Banca d’Italia che non vanno oltre lo 0,7%. C’è da dire che la crescita del 2023, certificata allo 0,8%, si è dimostrata di due decimali più alta rispetto a quanto ipotizzato da Bruxelles.
In breve, l’economia nel 2024 dovrebbe andare meglio dello scorso anno e, anche se sarà debole, la crescita sarà sicuramente migliore di quanto atteso in Germania (+ 0,3%) e in controtendenza con quella della Francia che ha previsto una riduzione delle previsioni dall’1,4% all’1%.
Sui conti italiani continua a gravare il macigno dei bonus edilizi che hanno raggiunto quota 111,5 miliardi e che assorbono gran parte delle possibilità di spesa del governo.
E qui veniamo alle incognite. Esse riguardano soprattutto i conti pubblici. I dati indicano una tendenza alla riduzione sia del debito che del deficit. Il debito è sceso di quasi 15 punti dal picco toccato in pandemia e si attesta al 137,3% rispetto al 140,2% previsto dalla Nadef. E’ sempre tanto ma indica una strada verso il rientro che va consolidata. Il deficit è sceso dal – 4,3% del 2022 al – 3,4% dello scorso anno. La Francia quest’anno prevede un deficit al 4,4% e un taglio di 10 miliardi di spesa pubblica. Si può dire che l’Italia post pandemia si sta comportando bene e che, se non fosse per gli impegni dei bonus edilizi, potrebbe disporre di maggiori risorse sia per ridurre deficit e debito sia per investire in settori in sofferenza come la sanità.
Il moderato ottimismo sui conti pubblici potrà essere consolidato se la Bce opererà a partire da giugno-luglio i primi tagli ai tassi alleggerendo così l’onere sugli interessi del debito pubblico, ridando fiato agli investimenti e riducendo il peso dei mutui per le famiglie. Ma l’incognita maggiore sarà l’esito delle prossime elezioni europee. Dipenderà dalla maggioranza che emergerà e che nominerà la prossima Commissione la concreta applicazione del nuovo patto di stabilità che impone regole rigide sul rientro combinato di deficit e debito. L’Italia dovrebbe evitare di essere in contrasto con la nuova Commissione europea per non correre il rischio di subire un’applicazione del patto che potrebbe esser per noi molto onerosa.