venerdì, 17 Gennaio, 2025
Ambiente

Confindustria. Un piano per gestire le risorse idriche

Dall’approvvigionamento alla gestione della risorsa idrica, individuando opportunità e soluzioni adeguate al fine di assicurare a tutti i cittadini, all’agricoltura e all’industria un accesso equo e sostenibile all’acqua. Sono alcuni temi affrontati da Confindustria durante la presentazione del documento ‘Dall’emergenza all’efficienza idrica’. La gestione sostenibile dell’acqua rappresenta una delle questioni più rilevanti del nostro tempo, che si connota per una forte valenza non solo ambientale, ma anche sociale ed economica, perché supporta settori chiave come l’agricoltura, l’industria e il turismo. In questo senso, la gestione sostenibile dell’acqua è anche una questione di competitività. Secondo il documento l’Italia è il terzo Paese europeo per disponibilità di risorse idriche ma stiamo assistendo a una progressiva diminuzione della quantità media annuale d’acqua. Nel 2022, la disponibilità media è stata appena oltre i 221 mm, segnando una diminuzione pari al 51% rispetto alla media registrata nel periodo 1951-2022 e raggiungendo, così, il punto più basso di sempre. A questo, infine, bisogna aggiungere il progressivo aumento degli eventi estremi legati all’acqua: nel periodo 2010-2021 si sono verificati 486 allagamenti e 134 esondazioni fluviali, che hanno interessato 602 comuni.

Una fornitura sicura e affidabile

Ecco perché Confindustria con la presentazione del documento ‘Dall’emergenza all’efficienza idrica’ mira a definire un modello di gestione sostenibile del servizio idrico, al fine di garantire una fornitura d’acqua sicura e affidabile al sistema Paese con cinque proposte su azioni di policy che puntano a rendere il settore più efficiente. La prima di queste riguarda le azioni necessarie a contenere la domanda di acqua. Allo stato attuale, infatti, esiste una forte dispersione idrica legata al trasferimento dell’acqua tramite canali e a tecniche di irrigazione non localizzate. Questa criticità, però, può essere superata attraverso una serie di azioni che richiedono investimenti significativi per sostenere il riuso delle acque depurate o recuperate in vari contesti, dall’agricoltura all’industria. La seconda proposta di Confindustria è inerente alle azioni necessarie per l’incremento della disponibilità idrica e per ridurre le perdite. Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale accrescere la capacità di raccolta delle acque piovane, attualmente all’11% del potenziale (5,9 miliardi di m3 su 54 possibili), mediante interventi sia sugli invasi che sulle grandi dighe. In prima battuta, quindi, sono necessari importanti investimenti su diversi fronti, tra cui nuovi invasi, la manutenzione delle dighe, la ricarica e la mappatura delle falde sotterranee e la desalinizzazione dell’acqua marina. Le infrastrutture strategiche, come le dighe, devono essere preservate e correttamente manutenute.

Mappatura investimenti e governance

La terza proposta riguarda le azioni di mappatura degli investimenti e delle reti attuali. Per Confindustria è fondamentale avere una mappatura precisa e fedele delle infrastrutture esistenti che sia accompagnata da un’adeguata quantificazione di consumi, prelievi, scarichi e ricicli, nonché da una rendicontazione capillare che fornisca un quadro chiaro delle reali esigenze. Occorre, in seguito, individuare le opere strategiche e prioritarie necessarie a mitigare gli effetti negativi derivanti dalla crisi idrica. Questo può essere realizzato attraverso una mappatura degli investimenti, che definisca un ordine di priorità e indifferibilità nella realizzazione delle opere urgenti e un piano strategico di investimenti a livello nazionale e regionale. La quarta proposta affronta, invece, il tema delle azioni per favorire investimenti e i nuovi modelli di governance. Per raggiungere questo obiettivo è necessario definire un quadro di investimenti adeguato alle esigenze. “Tuttavia, attualmente siamo ancora lontani dal livello necessario: infatti, per raggiungere la media europea di investimenti pro capite nel servizio idrico integrato, sarebbero necessari ulteriori 1,3 miliardi di euro l’anno, di cui solo una quota parte è prevista nei fondi PNRR (circa 580 milioni di euro all’anno per il periodo 2021-2026)”, spiega il documento. Per affrontare questa sfida, dunque, occorre implementare azioni volte a favorire gli investimenti e i modelli di governance più efficienti, premiando i gestori virtuosi nel campo dell’innovazione e dell’efficientamento tecnologico e creando percorsi agevolati per l’adozione di tecnologie innovative.

Incrementare i volumi disponibili

Infine, la quinta proposta riguarda le azioni necessarie a incrementare i volumi disponibili si acqua. I volumi disponibili possono essere incrementati grazie ad una strategia di investimento a tutto tondo: dall’adeguamento delle infrastrutture alla manutenzione e al potenziamento della rete fognaria e dei depuratori. Per fare questo è necessario rafforzare la dimensione media degli operatori del settore promuovendo una gestione del settore idrico secondo criteri industriali. Più aumenta la dimensione del gestore, infatti, più crescono le economie di scala, che sono capaci di generare efficienza e capacità finanziaria. L’obiettivo è costruire una filiera idrica strutturata ed efficiente e iniziare a considerare l’acqua dopo l’utilizzo (civile, industriale, agricolo) come una risorsa/materia da valorizzare nel ciclo di riuso e riutilizzo (depurazione e immissione nel circolo).

Risorse e consumi

Il documento di Confindustria fa anche il punto sulle risorse e i consumi. In Italia l’offerta d’acqua non è equamente distribuita sul territorio. Infatti, più del 50% delle risorse superficiali sono localizzate al Nord, il 40% è equamente distribuito tra Centro e Sud, e il 7% circa è localizzato nelle isole maggiori. Il divario territoriale riguarda anche l’efficacia della sua gestione, poiché resta una distanza molto netta in termini di capacità di investimento tra le gestioni industriali e quelle comunali, diffuse soprattutto nel Meridione. Dei 1.465 Comuni in cui la gestione di almeno uno dei servizi è demandata all’ente locale, l’80% si trova al Sud per una popolazione interessata pari a circa 7,6 milioni di persone. Il settore agricolo è quello maggiormente “idrico-dipendente”, utilizzando il 41% (vale a dire 16 miliardi di m3 in un anno) del totale, superato in Europa solamente dalla Spagna. Nel settore civile, invece, l’Italia è prima in Europa (il 24% del totale, con 9 miliardi di m3 ogni anno), con valori doppi rispetto alla Germania, ma anche a Paesi a noi più simili, come Francia e Spagna. Questo primato è, almeno in parte, conseguenza di sprechi, ma anche di uno scarso valore economico percepito dagli utenti finali per la risorsa idrica. L’industria ha un consumo di oltre 8 miliardi di m3 ogni anno (il 20% del totale), un valore elevato ma comunque diminuito di oltre la metà negli ultimi 20 anni.

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