Il vino italiano ed europeo rappresenta non solo un grande valore in termini di economia ma anche la qualità delle terre che lo producono. A ricordarlo è Ignacio Sánchez, segretario generale Ceev (Comitato europeo delle aziende vitivinicole), intervenuto alla conferenza stampa del cinquantaseiesimo Salone internazionale dei vini e distillati all’Europarlamento di Bruxelles. “Secondo l’indagine che abbiamo realizzato con Pwc e che presentiamo oggi, il vino europeo vale 130 miliardi di euro, con un contributo fiscale di 52 miliardi di euro l’anno e 3 milioni di addetti. L’ultima legislatura in Ue è stata una sorta di montagne russe anche per il vino, con il Covid, la guerra e l’inflazione. Ma l’Ue ci ha aiutato, per questo siamo qua, assieme a Vinitaly, per rappresentare ai decisori dell’Europarlamento l’importanza e il valore del vino italiano ed europeo”, ha detto Sánchez.
Vinitaly fuori dai confini
Durante l’evento ha parlato anche il Presidente di Veronafiere, Federico Bricolo affermando con soddisfazione che “per la prima volta portiamo la conferenza stampa di presentazione di Vinitaly (in programma a Verona dal 14 al 17 aprile) fuori dai confini italiani. Di fronte a una congiuntura difficile per il vino, a partire dalla pressione delle istanze salutistiche a livello internazionale, passando per i cambiamenti dei modelli di consumo, fino alle sfide poste dai mutamenti climatici, oggi siamo qui al Parlamento europeo, dove si decidono le sorti del mondo del vino e della viticoltura, assieme ai rappresentanti del comparto, per ribadire il fondamentale valore socioeconomico che questo settore esprime nei nostri territori e nelle nostre comunità”.
Eccesso di produzione
In seguito, il direttore generale dell’Oiv (Organizzazione internazionale della vigna e del vino), John Barker ha preso la parola ribadendo che “in un contesto generale caratterizzato da una crescente complessità è difficile identificare tendenze di lungo termine. Rileviamo un eccesso di produzione e al contempo una evoluzione delle tendenze di consumo, con declinazioni diverse a seconda dei prodotti, delle regioni e dei mercati. Per questo è importante non solo saper innovare l’offerta ma anche far conoscere la valenza culturale che contraddistingue i nostri vini”. Sul tema, infine Maurizio Danese, Amministratore delegato di Veronafiere ha aggiunto che “oggi più che mai spingiamo l’acceleratore sull’internazionalizzazione, il motore che ci consente di realizzare opportunità di business concrete per le imprese italiane fuori dai confini nazionali. Attraverso il presidio diretto dei mercati esteri riusciamo da un lato a intercettare l’evoluzione dei consumatori, dall’altro a garantire il posizionamento del nostro vino non solo come bene di consumo ma come prodotto culturale”.