Il Parlamento europeo continua la sua crociata contro il controverso memorandum d’intesa con la Tunisia, firmato nel luglio 2023 dalla Commissione europea. Dopo aver più volte messo in dubbio la legittimità del suo mandato, nonché il suo significato politico, l’assemblea di Strasburgo ha messo ai voti una risoluzione in cui chiede all’esecutivo della Ue di spiegare la recente decisione di sborsare 150 milioni di euro per sostenere le casse del paese tunisino.
La risoluzione è stata adottata giovedì 14 marzo con 243 voti favorevoli, 167 contrari e 41 astensioni. I deputati chiedono quindi alla Commissione di chiarire come ha ritenuto che la Tunisia rispettasse i criteri relativi ai valori fondamentali, come indicato nel suo piano d’azione, dove si parla di “progressi soddisfacenti” che giustificano l’erogazione degli aiuti di bilancio. I 150 milioni in questione sono stati sbloccati il 4 marzo e fanno parte del primo dei cinque pilastri del partenariato globale concluso con lo Stato tunisino, ovvero l’assistenza macroeconomica.
Un corposo pacchetto
Si tratta della prima parte di un corposo pacchetto da un miliardo di euro, di cui i restanti 900.000 sono però legati all’erogazione del maxi-prestito che il Fondo monetario internazionale aveva precedentemente negoziato con le autorità tunisine e che è rimasto congelato a causa del rifiuto da parte tunisina di accompagnarlo con una serie di riforme economiche impopolari. Non è solo l’esborso in sé a sollevare dubbi, ma anche il modo in cui è stato effettuato. Il Parlamento europeo, infatti, si chiede perché la Commissione abbia scelto di erogare l’importo in un’unica tranche invece di un esborso progressivo sulla base di traguardi concreti o obiettivi raggiunti, escludendo così la possibilità di “sospendere le erogazioni successive in caso di “evidente erosione dei valori fondamentali”.
“Nessuna risposta conclusiva”
Anche la relatrice del testo votato, l’eurodeputata olandese Tineke Strik, protesta contro il mancato rispetto da parte della Commissione europea del diritto inalienabile di controllo parlamentare. In una lettera inviata il 25 gennaio dal gruppo Verde alla Commissione Affari Esteri del Parlamento (AFET), Strik e i suoi colleghi lamentavano già di “non aver mai ricevuto una risposta conclusiva dall’esecutivo dell’Ue” alle continue richieste di informazioni sulla possibile applicazione di una qualche forma di condizionalità per autorizzare il finanziamento. La decisione della Commissione di ricorrere alla procedura d’urgenza per l’erogazione dei 150 milioni, anche se non è certo mancato il tempo per ricorrere alla procedura normale dal luglio 2023 a oggi, “dimostra il mancato rispetto del controllo parlamentare”, come hanno scritto i deputati nella risoluzione. Un portavoce della Commissione europea ha dichiarato a Eunews che “il pagamento è stato effettuato dopo che la Commissione ha valutato positivamente il raggiungimento da parte della Tunisia, entro gennaio 2024, delle condizioni concordate di comune accordo nell’accordo di finanziamento”.
Precisando che tali condizioni riguardavano “i progressi nell’attuazione della politica macroeconomica a favore della stabilità, della sana gestione delle finanze pubbliche, della trasparenza e del controllo di bilancio”. Nella convenzione di finanziamento siglata con Tunisi ci sarebbero poi tre ulteriori condizioni particolari: la pubblicazione della legge finanziaria per il 2024 e dei suoi allegati, l’adozione del piano d’azione per la gestione delle finanze pubbliche da parte del Consiglio dei ministri e lo stato di avanzamento dei lavori della discussione macroeconomica.