Le truppe della II Marine Expeditionary Force, sotto il comando del tenente colonnello Thomas Driscoll, hanno intrapreso un viaggio epico dalle loro basi nella Carolina del Nord per partecipare a due settimane di esercitazioni nell’Artico. Questo spostamento evidenzia l’importanza crescente di questa regione come un nuovo teatro di guerra nella sempre più intensa competizione tra Est e Ovest. Con il cambiamento climatico che rende accessibili parti del pianeta una volta inaccessibili, Stati Uniti, Russia e Cina stanno tutti cercando di garantire il dominio militare ed economico dell’Artico. “L’Artico è assolutamente cruciale”, ha dichiarato il vice comandante del Corpo dei Marines, generale Christopher Mahoney. “L’apertura dell’Artico alle rotte marittime lo rende molto più importante in termini di linee di comunicazione”.
La partecipazione
I Marines americani hanno partecipato all’esercitazione “Nordic Response” della NATO, insieme a circa 20.000 soldati provenienti da 13 nazioni. Questa è stata solo una parte delle esercitazioni di guerra, tra le più grandi dai tempi della Guerra Fredda. L’esercitazione ha coinvolto anche Svezia e Finlandia, i due nuovi membri della NATO, il cui ingresso ha esteso il confine della Nato con la Russia di oltre 800 miglia nell’ultimo anno. Lo scenario dell’esercitazione ha simulato un grande avversario che lanciava un’invasione transfrontaliera da est e la Nato si attivava per respingerlo. Questo scenario è stato ispirato dalla guerra russo-ucraina e dai timori che Mosca possa minacciare le nazioni della Nato. Funzionari militari statunitensi e norvegesi hanno studiato gli eventi della Russia sul campo di battaglia innevato dell’Ucraina per imparare lezioni sulla difesa del fianco settentrionale della Nato. Per l’esercito americano, questo rappresenta un significativo cambiamento dopo decenni di guerre in Iraq e Afghanistan e di controinsurrezione contro gruppi estremisti in Medio Oriente. Il tenente colonnello Driscoll ha affermato che gran parte dei suoi 18 anni di servizio sono stati trascorsi in Iraq e Yemen. “L’avversario è molto diverso”, ha affermato. “Ora ci troviamo in uno scenario tattico di fronte a un avversario modernizzato che offre molte capacità: fuoco indiretto a lungo raggio, grandi quantità di ricognizione. E poi c’è l’ambiente reale: non il caldo del deserto, ma il freddo intenso”.