Come va l’economia italiana? A che punto siamo con il problema più annoso, il debito pubblico? A leggere con attenzione i dati non va poi così male. Occupazione ai massimi, spread ai minimi, crescita ancora significativa, gettito tributario in netto aumento anche per l’efficace lotta all’evasione fiscale. Al punto che c’è chi comincia a pensare che il Governo Meloni stia beneficiando di una specie di fattore “f” – fortuna – (alcuni userebbero un’altra lettera dell’alfabeto). Una ciliegina su questa torta potrebbe esser il cambiamento dei giudizi delle agenzie di rating.
Rating, quasi spazzatura nel 2023
Il 19 Aprile, Standard & Poors scriverà la prima pagella del 2024 sull’affidabilità dell’Italia. In autunno, il giudizio non è stato lusinghiero ma gli investitori si sono accontentati: confermando il livello BBB con outlook stabile almeno si è evitato il rischio di un declassamento al gradino più basso: quello dei titoli spazzatura. Sarebbe stata una tragedia. Stavolta le valutazioni dovrebbero essere meno pessimistiche. Vediamo perché.
Scenario roseo
Innanzitutto, la crescita. Rispetto ai livelli pre-Covid, l’Italia è il Paese G7 che se la cava meglio, a parte gli Usa che galoppano al + 8,2% e il Canada che ci supera di poco al 4,5%. L’economia italiana in questi 4 anni è risalita del 4,2% davanti al 2,8% del Giappone. La Francia ha guadagnato solo l’1,8%, il Regno Unito l’1% e, fanalino di coda, è rimasta la Germania che recupera solo lo 0,1%. L’anno scorso, nonostante gli eccessivi oneri dei bonus edilizi, l’economia italiana è stata la migliore nel salotto buono europeo. La Commissione europea aveva previsto lo 0,6%, ha dovuto ritoccarlo portandolo allo 0,9%. E anche stavolta abbiano superato la Francia (+0,7%) e il Regno Unito (+ 0,3%). La Germania è in recessione tecnica con -0,3%.
Debito meno pesante
Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? L’Italia deve recuperare efficienza, produttività, competitività, qualche decennio di crescita fiacca, con salari troppo bassi, domanda interna scialba e una sanità a pezzi. Ma nonostante una tremenda pandemia, con due guerre in corso, un biennio di inflazione alle stelle e tassi lunari, non c’è stata recessione e il debito pubblico invece di gonfiarsi è arretrato. Nel 2020 abbiamo toccato il picco del 154,9%. La marea è rientrata e stiamo al 137,3%. Sempre tanto ma il dato significativo è che nel post-Covid il debito italiano è quello che è cresciuto di meno in Europa. Certo, con i nuovi parametri del patto di stabilità e crescita dovremo essere particolarmente virtuosi. Ma la messa a terra di quel Patto spetterà alla nuova Commissione che potrebbe avere una visione più attenta alla crescita. E nella seconda metà dell’anno i tassi dovrebbero diminuire rilanciando l’economia. Insomma una pagella più generosa un po’ ce la meriteremmo.